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“Le acque sotterranee pugliesi: importante risorsa da tutelare”

Un tema sempre attuale quello della tutela delle risorse idriche sotterranee, bene prezioso da custodire ma soggetto ad un intenso ed invasivo sfruttamento

Accendere i riflettori sulla gestione sostenibile delle acque in regione Puglia è quello che l’Ordine dei geologi della Puglia (Org) ha sempre fatto e continua a fare, esprimendo preoccupazione per la situazione idrogeologica che si sta determinando in regione e volendo rappresentare i pericoli legati allo sfruttamento abusivo della risorsa, promuovendo piuttosto l’uso parsimonioso e sostenibile del bene acqua nel suo complesso.

È tornata di grande attualità, in questi giorni, l’annosa questione della tutela delle risorse idriche sotterranee della regione in relazione al sempre più intenso ed invasivo sfruttamento delle acque sotterranee, acque che rappresentano l’unico patrimonio naturale della Puglia che consente di sopperire alla carenza di acque superficiali (fiumi, torrenti). Le falde sotterranee sono dei veri e propri serbatoi in cui si accumula quell’acqua meteorica che, non riuscendo a scorrere in superficie, percola tra le rocce e si accumula quando incontra una superficie impermeabile che fa da “letto” al serbatoio sotterraneo. In Puglia, per l’ampio sviluppo costiero, il letto della più importate falda idrica, la cosiddetta falda profonda, è quasi sempre costituito dall’acqua di mare di invasione continentale al di sopra della quale poggia, in quanto meno densa e quindi più leggera, l'acqua dolce di falda, determinando così una vera e propria “lente”, con spessore decrescente partendo dalle aree interne verso la linea di costa, in delicato equilibrio con la sottostante acqua salata.

La carenza di pioggia, che si protrae da molti mesi e con un trend annuale stabile o in diminuzione, non solo non ha riempito gli invasi e le dighe ma non ha alimentato l'acquifero sotterraneo e come ogni anno, quando nel mese di maggio inizia la stagione dell’irrigazione, anche quest’anno gli impianti irrigui, impianti preventivamente autorizzati dall’autorità regionale con studi di fattibilità che indicano capacità e limiti di prelievo, andranno ad attingere da una falda già povera d’acqua.

Ora, in Puglia vi è il problema dei pozzi abusivi, ovvero punti di emungimento privi di autorizzazione; quello dei pozzi abusivi, in regione si stima siano circa 150.000, è un fenomeno grave cui non si riesce a porre rimedio perché ogni contadino, preoccupato per la sua produzione, realizza il proprio pozzo sfuggendo ad ogni controllo ottenendo acqua ad un costo molto basso. Il mancato controllo sulle quantità dei volumi di acqua prelevati dalle falde pone un serio problema all’equilibrio del rapporto acqua dolce/acqua salata. Di fatto, gli emungimenti eccessivi rompono l’equilibrio determinando una miscelazione tra le acque marine e quelle di falda che diventano sempre più saline anche in porzioni di territorio distanti dalla linea di costa. In queste aree la qualità dell’acqua scade rapidamente fino a renderne dannoso o impossibile l’utilizzo considerato che, superato il valore di 1,5 g/l di contenuto salino, l’acqua non può più essere usata per l’irrigazione.

L’utilizzo di acque reflue depurate e affinate rappresenta una soluzione razionale del problema; negli ultimi anni l’Acquedotto pugliese (Aqp) immette acque depurate e affinate negli strati superficiali del sottosuolo alimentando così, in modo artificiale, le falde sotterranee; tuttavia non ha ancora ampliato il sistema di distribuzione diretta a scopi irrigui che potrebbe sopperire a molte necessità idriche.

Realizzare azioni di sensibilizzazione sul tema, e questo soprattutto in sede istituzionale, evidenziando l’importante contributo che i professionisti geologi possono apportare alla gestione delle acque sotterranee, questo l’obiettivo che si pone l’Org, ordine di categoria che accoglie certamente in maniera favorevole l’imminente avvio, da parte della regione Puglia, delle procedure di informatizzazione dei procedimenti riguardanti le nuove istanze di derivazioni di acque pubbliche mediante specifica piattaforma telematica, ma che allo stesso tempo sollecita una maggiore attenzione su tutti i pozzi oggetto di precedenti sanatorie, il cui iter amministrativo non ha previsto l'indispensabile relazione idrogeologica.

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