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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità Ceglie del Campo

Ceglie, l'antica Kailìa e la sua storia dimenticata: "Qui scoperti tesori che restano nell'ombra"

I recenti ritrovamenti hanno riacceso i riflettori sul patrimonio archeologico dell'ex frazione, che però, nonostante le scoperte fatte negli anni, non è mai stato valorizzato. Una ricchezza quasi nascosta, che l'associazione 'Kailìa' si sta sforzando di promuovere e far conoscere

Una storia millenaria che resta sepolta sotto il terreno, ma pronta a riaffiorare ad ogni scavo. Tracce di una civiltà antica e gloriosa, che ha attraversato i secoli ma di cui oggi si parla ancora troppo poco, nonostante i ritrovamenti che si sono susseguiti nel corso degli anni. Perché il territorio di Ceglie, oggi quartiere del periferico IV Municipio, cela in realtà tesori archeologici soltanto in parte scoperti ed esplorati, e ancora troppo dimenticati, che narrano dell'antica Caelia, uno dei centri principali dei Peuceti e importante municipium durante il periodo romano.

L'ultima scoperta: tombe e reperti in via Manzari

I riflettori sulla Kailìa, la Ceglie peuceta che affonda le sue radici nel primo insediamento umano sviluppatosi circa tremila anni fa tra le lame La Fitta e Picone, si sono riaccesi poche settimane fa, con il ritrovamento, in via Manzari, di alcune sepolture databili al V-III secolo a.C.. Un'antica necropoli, dunque, scoperta nel corso di alcuni 'scavi pilota' disposti dalla Sovrintendenza per verificare la presenza di resti archeologici nell'area in cui era prevista la realizzazione di un piccolo giardino. Tra le tombe riportate alla luce, anche una a semicamera, di una donna, databile alla fine del IV sec. a.C., completa del corredo funerario composto da vasi e terrecotte. Un ritrovamento significativo, come ha ricordato lo stesso sovrintendente Luigi La Rocca, che "arricchisce in modo straordinario il già ampio dossier sulle conoscenze della comunità peucezia insediata a Ceglie in età ellenistica". E a proposito dei ritrovamenti, l'assessore ai Lavori pubblici Galasso ha parlato di una revisione del progetto iniziale del parco, con l'ipotesi di realizzare un'area verde "a corredo" del sito archeologico scoperto.

Ceglie, i ritrovamenti archeologici in via Manzari

I tesori dimenticati: le necropoli della scuola 'Calamandrei' e di Butterito

Ma i ritrovamenti avvenuti in via Manzari non sono certo una novità per Ceglie. A cominciare dalle tracce delle mura megalitiche, ancora visibili in certi punti nelle campagne intorno al centro abitato. E poi ci sono le sue necropoli, note ed esplorate fin dal Seicento, che hanno restituito ad esempio alcuni dei vasi più pregiati della produzione apula, oggi disseminati in diversi musei d’Italia, ma anche all'estero. E tracce dell'antica Kailìa sono venute ancora alla luce - soprattutto in tempi più recenti - nel corso di cantieri per la realizzazione di opere pubbliche. Come accade nel 1990, quando in via San Gaspare del Bufalo, al confine tra Ceglie e Carbonara, si scava per costruire l'edificio che ospiterà la scuola 'Calamandrei'. Nel corso dei lavori di sbancamento, viene alla luce una necropoli del IV-V secolo avanti Cristo. "Parliamo di oltre 140 tombe - spiega Giuseppe Laricchia, giovane presidente dell'associazione 'Kailìa', che dal 2015 si adopera per diffondere e valorizzare la storia e il patrimonio archeologico di Ceglie del Campo - Addirittura, c'è una pavimentazione in cocciopesto, che è la prima tecnica di utilizzo romano, usata per canalizzare l'acqua nelle cisterne". Ad oggi, però, la necropoli della 'Calamandrei' resta per buona parte inaccessibile ai visitatori: se una parte di essa è visibile nel cortile esterno della scuola, la maggior parte delle tombe resta celata nei sotterranei della scuola, e l'associazione 'Kailìa', insieme alla ProLoco, si sta impegnando per rendere fruibile l'area. Nel 2000, la storia si ripete: questa volta in una diversa zona dell'ex frazione, contrada Buterrito. Qui, durante gli scavi per l'ampliamento dell'attuale cimitero, viene ancora una volta scoperta un'antica necropoli: i lavori si fermano e si spostano in un'altra direzione, ma i ritrovamenti - dopo l'intervento della Sovrintendenza, che provvede a raccogliere, catalogare e portar via i reperti (quelli non ancora depredati dai tombaroli) - restano ancora una volta dimenticati: "In quell'area - dice ancora Laricchia - sono state ritrovate tombe a fossa, a  semicamera, a sarcofago, ma oggi giacciono abbandonate". Di recente, le associazioni 'Kailìa' e 'Le tre Torri' sono impegnate per ottenere una valorizzazione della zona di Buterrito, e anche il Comune starebbe pianificando interventi di recupero e bonifica dell'area.  

Le necropoli e i ritrovamenti: i tesori nel sottosuolo di Ceglie

I tesori sepolti: la fornace e la tomba peuceta in via Umberto I

Ma è tre anni dopo, nel 2003, che avviene una scoperta di importanza ancora maggiore per Ceglie e per la riscoperta del suo passato: tra via De Candia e via San Nicola, in un lotto di terreno edificabile adiacente all'area dell'Abbazia Sant'Angelo e dell'edificio abbandonato dell'Opera Pia, e a poca distanza dall'istituto Calamandrei, viene scoperta una fornace, datata al IV secolo d.C dall'archeologa Ada Riccardi. Un ritrovamento straordinario, perchè - spiega Laricchia - testimonianza del fatto che Ceglie in quel periodo fosse effettivamente centro di produzione del vasellame, che quindi non veniva semplicemente importato da altre zone, ma realizzato in loco, da artigiani che avevano quindi appreso e fatte proprie le tecniche portate dai greci. Ma la scoperta, questa volta, è destinata addirittura a finire nuovamente sotto il terreno: "A causa di una diatriba tra Soprintendenza, Opera Pia e ditta costruttrice - racconta Laricchia - alla fine si è deciso, anche per preservare il sito, di coprire nuovamente tutto". Così come è destinata a restare sotto l'asfalto la tomba di epoca peuceta che nel 2011 viene scoperta lungo via Umberto, strada principale del quartiere: "Nel corso di alcuni scavi per la fogna - ricorda Laricchia - è venuta alla luce questa tomba, di un bambino, così come un mosaico romano". Anche in quel caso interviene la Soprintendenza, che dopo aver recuperato e catalogato i reperti, dà il via libera alla prosecuzione dei lavori: "Oggi - dice Laricchia - quella tomba giace lì sotto, sotto una delle strade più trafficate di Ceglie, ma ancora i cegliesi non sanno con esattezza cosa è stato ritrovato. E questo accade da sempre, ed è un peccato che sia così".

Divulgazione e valorizzazione: l'impegno dell'associazione 'Kailìa'

Un peccato, insomma, che un territorio così ricco di storia e di tesori che la raccontano resti ancora nell'ombra, dimenticato o quasi nascosto. "Eppure questo è il nostro oro - ragiona Laricchia - se quello che abbiamo qui venisse valorizzato, riusciremmo ad attrarre visitatori e turisti, e invece oggi Ceglie è solo una periferia di Bari". E proprio con l'intento di far conoscere la Ceglie peuceta e la sua antichissima storia è nata nel 2015 l'associazione 'Kailìa', presieduta da Laricchia. Nel corso degli anni, l'associazione - che ha sede nel castello dell'ex frazione - ha organizzato convegni, avviato collaborazioni con il mondo accademico e istituzionale e con le scuole (tra cui la 'Manzoni Lucarelli'), promosso progetti in rete con altri Comuni del territorio, realizzato importanti gemellaggi (tra cui quello con l'Altes Museum di Berlino, in cui è custodita la collezione Koller, composta da 1348 reperti provenienti proprio da Ceglie, e poi ancora il Museum of Fine Arts di Boston, il Marta di Taranto: "Ovunque Ceglie e la sua storia sono conosciutissime e apprezzate, tranne che qui", commenta Laricchia con una punta di amarezza). L'associazione realizza anche visite guidate nel borgo e nel castello di Ceglie ("un unicum nella Terra di Bari, con la sua torre normanna che poggia su una struttura muraria che presenta un opus reticulatum, antica tecnica costruttiva utilizzata tra il II° e il I° secolo a.C.", sottolinea Laricchia). Un impegno a 360 gradi, dunque, con l'obiettivo di veder riconosciuta all'antica Kailìa e alla sua storia l'importanza che le spetta, e di vedere il territorio finalmente valorizzato. 


 

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