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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il quartiere Libertà visto con gli occhi degli 'stranieri': le storie di Prem e Nicoletta

Il primo, mauriziano, ci vive dal 1980. La seconda, barese doc, ha scelto di tornare nel rione in cui è nata con il marito pakistano. E mentre divampa il dibattito su migranti e integrazione, il loro racconto offre un altro punto di vista sulla realtà del quartiere

Prem ha 63 anni, è mauriziano ed abita a Bari, al quartiere Libertà, da quando ne aveva 25. Nicoletta è barese doc, al Libertà ci è nata. Dal 2008, dopo diversi anni trascorsi all'estero, ha deciso di tornare a vivere qui con il marito Arshad, pakistano.

Migranti e integrazione: il dibattito sul Libertà

Due storie di vita diverse, che nulla hanno in comune tra loro, ma che rispecchiano tante altre in cui il tema dell'integrazione si fa concreto. Storie vissute in un quartiere, il Libertà, in cui di recente proprio su questo tema è tornato ad accendersi il dibattito, con la petizione contro gli "immigrati irregolari" promossa da un'associazione di quartiere e subito sostenuta dalla Lega, e la 'contromanifestazione' promossa da Cgil e altre associazioni per dire no al razzismo e alle interpretazioni che vorrebbero i migranti come "problema" principale del quartiere. "La questione non è la presenza dei migranti, ma il rispetto delle regole e della legalità. Qui abbiamo sempre accolto, ma da anni viviamo l'abbandono", ha commentato nei giorni scorsi, intervenendo nel dibattito, il comitato di quartiere 'Cittadini attivi del Libertà'. Un modo per provare a riportare l'attenzione sui temi della sicurezza, del degrado, della necessità di un reale rilancio del quartiere, che  - dicono i rappresentanti dei residenti - da anni non trovano risposte. 

Il racconto di chi si è integrato: "Qui la nostra casa, ma il quartiere è cambiato"

Intanto, mentre il dibattito divampa, c'è chi, al Libertà, da 'straniero' ci vive e ci lavora da anni. Piccole storie di integrazione, che non fanno rumore, ma che vale la pena raccontare, per cercare di andare oltre gli slogan e le tentazioni di strumentalizzare un tema così delicato. Anche un modo per cercare un punto di vista diverso, guardando il quartiere con gli occhi di chi lo ha scelto come propria casa, e ne sa riconoscere anche problemi e carenze.

"Quando sono arrivato qui - racconta Prem - gli stranieri erano ancora pochi, si vedevano poche persone di colore in giro". Ma, a parte qualche iniziale diffidenza incontrata - dice - la convivenza con i baresi non è mai stata problematica: "Certo c'è sempre qualcuno che non vede di buon occhio gli stranieri, ma per la mia esperienza non posso dire che Bari sia una città razzista". Prem, sin dal suo arrivo, trova lavoro come domestico, ottiene il permesso di soggiorno e incontra la sua futura moglie, mauriziana come lui. Poi arrivano i due figli, e anche l'acquisto della casa, sempre al Libertà. Un quartiere che però - racconta - negli anni è cambiato: "Quando sono arrivato era molto tranquillo, oggi lo è meno, è più caotico". E della petizione 'anti-migranti', cosa pensa Prem? "La comunità mauriziana è molto numerosa qui a Bari, ma non abbiamo mai avuto problemi. Forse perchè sappiamo convivere, mentre per altri non accade e allora si creano problemi. La base di tutto è il rispetto".

La storia di Nicoletta e Arshad prima che una storia di integrazione, è la storia di un ritorno. Dopo diversi anni trascorsi all'estero, nel 2008 Nicoletta, insieme a suo marito, decide di tornare a Bari. Lei, che al Libertà ci è nata, parla di come ha visto il suo quartiere trasformarsi negli anni: "Di tanto in tanto tornavo a trovare la mia famiglia di origine. Qui ci siamo sempre trovati bene, mai avuto problemi, né noi né i nostri figli. Ma col tempo ho visto il quartiere cambiare: sempre più degradato, abbandonato a sè stesso. Quando siamo tornati a vivere qui, nel 2008, non ho trovato più quello che avevo lasciato: ho visto un quartiere dimenticato, e va sempre peggio". Nicoletta, però, non ci sta a puntare il dito, indistintamente, contro i migranti: "Penso che la gente sia piuttosto stanca di chi dà fastidio, di chi non rispetta le regole. Ci sono i gruppi di ragazzini del luogo, le baby gang, così come ci sono gli stranieri che si ubriacano e creano problemi. Ci sono persone che arrivano per integrarsi, e altre che arrivano con altri interessi. Il punto è che ognuno dovrebbe vivere rispettando le regole, senza commettere atti illegali. E ci dovrebbe essere più controllo sul territorio". Poi rivolge un pensiero a chi, in un momento di difficoltà, ha aiutato lei e suo marito, supportandoli come possibile: "La gente del quartiere? Abbiamo trovato tanto sostegno, abbiamo sentito il loro calore. Forse ad essere un po' assenti, qui, sono le istituzioni".

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