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Cronaca

Visco a Bari: "Investire nella conoscenza per cambiare il futuro"

Il governatore di Bankitalia al Forum del Libro: "Rilanciare scuola e università. Avanzare sulla strada delle nuove tecnologie. In Italia, a un basso livello di istruzione si associa una bassa remunerazione. Da noi studiare conviene meno che nel resto d'Europa"

"Investire in conoscenza" per "cambiare il futuro". Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, è intervenuto a Bari nel corso del X Forum del Libro. Il numero uno di Palazzo Koch, nel suo intervento, ha esortato i giovani e il paese ad alzare i suoi livelli di competenza per ritrovare la forza di crescere e competere sui mercati globali. Per Visco la crescente e rapida integrazione dei mercati mondiali, l'emergere prepotente di nuovi attori nell'economia globale ci hanno trovati impreparati ad affrontare una nuova situazione, altamente competitiva. La nostra specializzazione in produzioni tradizionali ci ha fatto sentire prima e più dei nostri maggiori partner la pressione concorrenziale di quelli che un tempo definivamo paesi emergenti".

Secondo il governatore occorre "un salto di qualità del settore produttivo: abbiamo bisogno di imprese più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate; la politica deve agire per creare le condizioni favorevoli all'attività d'impresa e alla riallocazione dei fattori produttivi verso le attività in espansione". Dal palco del teatro Petruzzelli, nel corso del convegno organizzato dalla Fondazione con il Sud  Visco ha affermato che "i giovani, a fronte delle nuove competenze richieste dal mercato, trovano nel sistema scolastico un'offerta formativa spesso inadeguata e ancora tradizionale, pagando con bassi salari e condizioni di lavoro precarie l'incompatibilità tra ciò che sanno e ciò che viene loro richiesto''.

''I dati Eurostat  - afferma il governatore di Bankitalia - mostrano che 'studiare conviene' perché rende più probabile trovare un lavoro'': nel 2011 in media nell'Ue lavorava l'86% dei laureati contro il 77% dei diplomati. "In Italia, tuttavia - conclude - studiare conviene meno: per i laureati tra i 25-39 anni, la probabilità di essere occupati era pari a quella dei diplomati (73%) e superiore di soli 13 punti percentuali a quella di chi aveva conseguito la licenza media''.

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