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Cronaca

La Consulta salva la 'Sanitaservice'. Vendola e Gentile: "Siamo soddisfatti"

Ricorso vinto dalla Regione sulla paventata chiusura della società erogatrice di servizi alle Asl e agli Enti sanitari, attualmente con 6mila dipendenti

La Corte Costituzionale salva la Sanitaservice della Regione Puglia. Con una sentenza la Consulta ha "sancito la sopravvivenza delle società strumentali delle amministrazioni che erogano servizi di supporto alle Asl e gli Enti sanitari e che vantano, in Puglia, circa seimila dipendenti". Lo ha reso noto lo stesso ente di governo regionale specificando come "queste società erano state destinate alla dismissione dal decreto legge 65/2012, che aveva disposto la soppressione delle società strumentali entro l'anno in corso. La Regione Puglia (difesa dal professor Alberto Lucarelli e dall'avvocato Vittorio Triggiani) ed altre sei regioni hanno impugnato tale disposizione, evidenziandone l'inconciliabilità con la Costituzione ed il diritto dell'Unione Europea".

La Corte Costituzionale, "recependo in larga misura le censure delle Regioni, ha concluso che le norme impugnate vanno a colpire proprio le società pubbliche che hanno realizzato gli obiettivi di razionalizzazione dei servizi fissati dall'Unione Europea e che lo Stato non può impedire alle Regioni il ricorso alla organizzazione di servizi strumentali (anche) in forma societaria. La normativa oggi annullata aveva destato viva preoccupazione tra le Aziende ed Enti del servizio sanitario, che avevano visto venir meno forme già consolidate di organizzazione dei propri servizi, nonché tra le migliaia di dipendenti delle Sanitaservice, che erano stati assunti all'esito di un processo di internalizzazione di servizi iniziato nel 2010".

Il governatore Vendola e l'assessore alla Salute, Gentile, hanno espresso "soddisfazione per la sentenza, che conferma la linea della Regione che con i suoi provvedimenti legislativi ha voluto scegliere la strada della qualità dei servizi e della tutela del lavoro, affidando alle società in house le attività che in passato erano appaltate all'esterno, causando diseconomie, disfunzioni qualitative e precarietà nei rapporti di lavoro".

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