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Cronaca

Congo, baresi bloccati per adozione mentre nel Paese scoppia la rivolta

Caos a Kinshasa: in una sparatoria all'aeroporto sono stati uccisi 70 ribelli. Apprensione per 24 famiglie italiane, impegnate nella capitale in un braccio di ferro con le autorità locali per ottenere il visto dei minori presi in affido

C'è preoccupazione, in queste ore, per la situazione di una coppia barese e di altre 23 famiglie italiane, bloccate oramai da due mesi a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, nel tentativo di riportare a casa i bambini adottati, per i quali il governo locale non ha ancora ultimato l'iter burocratico, poiché mancano i visti d'uscita. Al dramma si è aggiunta l'angoscia per la situazione nel Paese africano, piombato nel caos a seguito di una violenta sparatoria nella capitale e la morte di 70 ribelli. Le milizie anti-governative, capeggiate dal pastore Joseph Mukungubila Mutombo, ex candidato alle presidenziali del 2006, avrebbero preso il controllo della Tv di Stato e cercato di occupare invano il principale aeroporto di Kinshasa.

I baresi Massimo de Toma e Roberta Roselli sono a Kinshasa dal 13 novembre, dove hanno trovato alloggio nell'orfanotrofio che ospita la piccola Elizabeth, di 7 anni, da loro adottata. Nella struttura manca l'acqua potabile e le condizioni igieniche sarebbero precarie. Il gruppo di genitori chiede al governo di intervenire per sbloccare le lungaggini burocratiche. Il Ministero degli Esteri italiano ha inviato due funzionari per rafforzare l'Ambasciata a Kinshasa mentre il ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge ha dichiarato di confidare "nella promessa del premier congolese" per velocizzare il riesame delle adozioni. Nei prossimi giorni è prevista una missione a Roma da parte di funzionari del Paese africano, ma la preoccupazione resta alta a causa dell'instabilità politica e della rivolta, al momento placata dalle Forze di sicurezza agli ordini del presidente Lumumba. 

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