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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La 'joint venture' della droga tra Puglia e Albania: blitz della Dda, 22 arresti

Operazione 'Aquila Rossa': 500 carabinieri impegnati tra il Foggiano, la Bat. Arresti anche a Bari, Milano e nel Salento. Indagini durate 2 anni: nelle carte dell'inchiesta anche il ritrovamento di un arsenale di armi al quartiere Madonnella, nel 2014

Fiumi di droga verso la Puglia attraverso la rete dei trafficanti albanesi: marijuana da oltre Adriatico ma anche cocaina da Roma, Milano e Palermo, per rifornire i mercati della provincia di Foggia, della Bat e di altre zone della regione. Flussi illegali gestiti da organizzazioni connesse per spartirsi gli affari legati allo smercio di stupefacenti: al termine di una complessa attività di indagine durata 2 anni, il Gip del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, ha emesso 22 ordinanze di custodia cautelare (di cui 18 in carcere e 4 ai domiciliari) ai danni altrettanti pregiudicati accusati, a vario titolo, di associazione armata finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Cinque, gli indagati a piede libero.

Gli arresti sono stati effettuati, in gran parte a Cerignola, Trani, Canosa, Barletta, Andria e Foggia. Tra le persone in manette vi sono anche 5 albanesi. Ordinanze sono state eseguite anche a Bari, Orta Nova, Corato, Trepuzzi e Milano. Un'operazione imponente, denominata 'Aquila Rossa', alla quale hanno partecipato circa 500 carabinieri, tra cui anche militari dell'Elinucleo del capoluogo pugliese e unità cinofile, impegnati nel blitz di questa notte. 

I NOMI DEGLI ARRESTATI

L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Dda Pasquale Drago, assieme ai pm Giuseppe Maralfa, Carmelo Rizzo, GIuseppe Gatti e Lidia Giorgio, ha racchiuso diverse altre indagini avviate dalla Dda, che hanno ricostruito i passaggi del ciclo 'dello spaccio' in Puglia: distribuzione capillare e acquisti imposti dagli stessi arrestati che avrebbero minacciato gli acquirenti per rafforzare il monopolio del settore. Ai vertici della presunta organizzazione vi erano Gerardo Fucci, storico esponente della criminalità cerignolana, a capo dell'omonimo clan e Roland Lame, narcotrafficante albanese scampato a un agguato, a Barletta, lo scorso 13 giugno. Gli altri componenti avrebbero avuto ruoli molto precisi: tra questi non mancava anche l'esperto di chimica per trasformare la cocaina liquida in solita, pronta per essere smerciata anche a Bari, come nel caso del clamoroso ritrovamento del 16 ottobre 2014, quando, in un attico all'ottavo piano di uno stabile di via Di Vagno, nel quartiere Madonnella, vennero rinvenuti 10 kg di cocaina e un vero e proprio arsenale con 70 armi nuove tra cui fucili, mitragliatrici, pistole, kalashnikov e oltre 3500 munizioni.

VIDEO: IL BLITZ DI QUESTA NOTTE

Una consegna, secondo gli inquirenti, chiesta proprio da Fucci. Un altro sconcertante episodio collegato alle indagini riguarda un pusher tranese liberato dai Carabinieri, nel settembre 2014, mentre si trovava nella masseria di un capoclan: l'uomo, sequestrato, era in procinto di essere dato in pasto ad alcuni maiali per punizione dopo essersi impossessato del corrispettivo di danaro, a lui affidato, per l'acquisto di un carico di cocaina. Nel corso di quell'operazione vennero arrestati in 15 e rinvenuti ben 30 kg di 'polvere bianca': "L'inchiesta - ha spiegato il procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe -  è il frutto dell'assemblaggio di una serie di investigazioni che, con un lavoro di squadra perfetto, hanno ricostruito un quadro di rapporti criminali interessante, dimostrando la connessione tra la mafia cerignolana, della Bat del Foggiano e coinvolgimento della mala albanese. Una trasversalità tra gruppi geograficamente distribuiti in aree diverse della regione con basi proprio a Cerignola e Trani e una testa di ponte albanese a Barletta".

Le indagini, però, non termineranno qui. Si cerca di capire ulteriori connessioni con gruppi criminosi del territorio, in relazione proprio agli episodi finiti nell'inchiesta: "La Mafia - ha affermato il procuratore Pasquale Drago - si è aggiornata già da molto tempo e probabilmente siamo noi che abbiamo faticato molto a capire e a trovare questo cambiamento con emergenze processuali che siano utilizzabili nei dibattimenti. Questo è il primo risultato, ci attendono gli altri. Di decisivo non c'è mai nulla ma penso che abbiamo posto le basi per altri passi importanti a breve scadenza"

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