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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Marò, Emiliano: "Ecco perchè Latorre e Girone sono due eroi"

In una nota pubblicata su Facebook il primo cittadino ripercorre la vicenda dei due militari pugliesi, che il governo italiano ha deciso ieri di rimandare in India

I due marò pugliesi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono tornati in India. Questa notte, dopo il dietrofront del governo italiano, i due militari sono ripartiti lasciando nuovamente le loro famiglie. In una nota pubblicata questa mattina su Facebook, il sindaco Emiliano ripercorre la vicenda dei due militari pugliesi, spiegando perchè "Latorre e Girone sono due eroi". Ecco il testo pubblicato da Emiliano:

"Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati messi dal Ministro della Difesa Larussa a bordo di una nave mercantile italiana per proteggerla da incursioni di pirati nell'Oceano: Tutto ciò senza alcuna previa intesa con i governi, in particolare senza intesa col governo Indiano, dei paesi che si affacciano sui mari oggetto delle rotte delle nostre navi.
Durante questo servizio - paragonabile ad un incidente in zona di combattimento - si è verificato l'incidente del quale sono accusati: potrebbero aver scambiato per pirati dei pescatori che si avvicinavano alla nave con lo scopo di vendere pesce (questo trucco è più stato usato per tentare abbordaggi).

Il fatto si consumava in acque internazionali. Gli indiani per arrestare i marò italiani - che non sapevano che cosa era accaduto a bordo della barca dei pescatori - chiedevano al Comandante della nave di entrare in un porto indiano per rilasciare testimonianza al fine di identificare i "pirati" che avevano attaccato la nave italiana.
Una volta giunti in porto i due marò venivano arrestati dalla polizia indiana con l'accusa di omicidio volontario.

Da molti mesi i nostri marinai sono in attesa di un giudizio che sembra non potersi mai celebrare perché la Corte che li deve giudicare non è stata neppure costituita.
E' importante precisare che la condotta indiana è contraria al diritto internazionale perché per i reati commessi a bordo delle navi in acque internazionali è competente solo il paese della bandiera della nave, in questo caso l'Italia.

E' chiaro però che per i reati commessi in danno dei propri cittadini tutti gli stati affermano in ogni caso la propria competenza e quindi dal punto di vista del diritto indiano il procedimento è legittimo.
Poco prima delle elezioni il governo Monti ottiene il rientro dei due marinai in pompa magna esibendoli davanti al Paese con un permesso temporaneo di natura elettorale. Dopo le elezioni Massimiliano e Salvatore vengono esentati dall'impegno di rientrare in India dal Presidente del Consiglio Monti che parla attraverso il Ministro degli esteri Terzi.

La convinzione di tutti ed anche mia era che fosse stato raggiunto un accordo di fatto con il governo indiano per allentare i termini della controversia internazionale.
A distanza di due settimane Monti fa marcia indietro e di fronte alle pressioni dell'India chiede ai due marò di rientrare in quel paese "per salvare l'onore dell'Italia".
I due marò, nonostante il clima infernale che li aspetta a causa del gravissimo errore del nostro governo, per salvare la faccia a tutti, di loro volontà e senza esservi obbligati da nessuna legge italiana, sono stanotte rientrati in India, con lo strazio dei loro congiunti (in particolare i figli piccoli di Salvatore che sono convinti che il padre li ha lasciati per non tornare mai più) che con l'unica garanzia che nei loro confronti non verrà applicata la pena di morte all'esito del processo.
Massimiliano e Salvatore sono dunque due eroi perché da mesi non fiatano, non dicono ciò che sarebbe loro diritto denunciare, si riconsegnano all’opinione pubblica indiana che ha bruciato in pubblico le loro immagini, per non sporcare ulteriormente l’immagine dell’Italia e non pregiudicarne gli interessi economici e internazionali. Facciamo tutti i una promessa a questo punto, tutti noi italiani, che non li lasceremo soli fino a che non torneranno in Italia per essere giudicati dal loro giudice naturale che è il Tribunale Militare di Roma".

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