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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Adelfia

Adelfia, commerciante costretto a pagare il pizzo a tre famiglie: sei arresti

L'uomo, per una 'lite' interna al clan Di Cosola, era diventato vittima di una triplice estorsione, costretto a pagare il pizzo in favore di tre diversi detenuti vicini al gruppo malavitoso. Fino a quando, esasperato e sull'orlo del fallimento, ha deciso di collaborare con i carabinieri

Costretto a subire una triplice estorsione, e a pagare il pizzo alle famiglie di tre diversi detenuti vicini al clan Di Cosola, per essere finito suo malgrado al centro di una 'contesa' interna al gruppo malavitoso. A porre fine all'incubo di un esercente di Adelfia, titolare di un bar, sono stati i carabinieri di Triggiano, che a seguito di lunghe indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari hanno arrestato sei persone ritenute vicine al clan.

Tutto - secondo quanto ricostruito dai carabinieri nelle indagini - comincia nel 2009, con la richiesta di pagare il pizzo 'a favore' di un primo detenuto. Cinquecento euro al mese la somma da sborsare ai familiari dell'uomo in carcere. Il commerciante paga, ma all'inizio del 2013 succede qualcosa. Per una divergenza interna al gruppo dei Di Cosola, arriva l'ordine di pagare ai familiari di altri due detenuti. Una richiesta che probabilmente non piace alla prima famiglia, e che si ripercuote sullo stesso commerciante: ad aprile scorso, una bomba distrugge l’ingresso del bar e due auto parcheggiate nei paraggi, mandando anche in frantumi i vetri delle vicine abitazioni. Qualche mese prima, l'uomo aveva subito anche un attentato incendiario, che aveva parzialmente danneggiato la parte esterna del locale.

BOMBA AL BAR: IL VIDEO DELL'ATTENTATO DINAMITARDO

E' proprio quel secondo attentato a far partire le indagini dei carabinieri, coordinate dalla DDA barese. Dopo la bomba, il commerciante, terrorizzato, per evitare altre ritorsioni, comincia a pagare il pizzo a tutte e tre le famiglie. Arriva a sborsare 800 euro al mese, fino quando, esasperato e sull'orlo del fallimento - l'attività è stata chiusa ad agosto scorso - decide di collaborare con i carabinieri.

Sei le persone, tutte di Adelfia, colpite dall'ordinanza di custodia cautelare, con l'accusa di estorsione con l'aggravante del metodo mafioso.  L'ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere ai pregiudicati Giulio Marino, di 31 anni, Gaetano Moschetti, di 30 anni e Antonio Foggetti, di 26 anni, già detenuti per altri reati. In carcere è finito il pregiudicato 49enne Cosimo Marino, padre del 31enne Giulio. Arresti domiciliari invece per la moglie di Marino, la 32enne Annalisa Accettura, e per la mamma di Foggetti, la 51enne Lucia Emanuele.

Durante le indagini i carabinieri hanno anche ricostruito i flussi finanziari legati all'estorsione. Alle donne, ora domiciliari, spettava il compito di riscuotere denaro e di versarlo ai detenuti. In alcuni casi ciò avveniva attraverso vaglia postali.

*Ultimo aggiornamento ore 11.30

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