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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Usura, colpo al clan Parisi-Palermiti: i nomi degli arrestati

In manette tredici persone accusate di usura ed estorsione. A far partire le indagini la denuncia di due imprenditori

320mila euro di interessi a fronte di un prestito di 400mila euro. Prestare denaro a usura ad imprenditori in difficoltà era la 'specialità' dell'organizzazione criminale sgominata oggi dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bari. A far scattare le manette - tredici in tutto gli arresti, tra Japigia, Cellamare e Triggiano - è stata la denuncia di due imprenditori coraggiosi finiti nella rete degli usurai.

GLI ARRESTI - A finire in carcere, personaggi 'di peso' della geografia criminale barese, come lo stesso procuratore capo di Bari Antonio Laudati ha spiegato in conferenza stampa. Uomini ritenuti vicini ai clan Parisi e Palermiti. Non a caso, il 'primo atto' di questa stessa inchiesta aveva portato a dicembre scorso all'arresto del boss di Japigia Savinuccio Parisi. Oggi invece sono scattate le manette per Eugenio e Giovanni Palermiti, di 59 e 37 anni, Vito Parisi detto 'Bocciul', di 50, Antonio Cardinale, di 46, Domenico Navarra, di 64, Nicola Trillo di 62, Cosimo Damiano e Luciano Ignomeriello, di 37 e 32 anni, Francesco Gasparro, di 33, e Vincenzo Barbetta, di 45. Sono ai 'domiciliari' Paolo Bruni, 25enne, Vito e Vincenzo Ronghi, di 68 e 39 anni.

IMPRESE EDILI NEL MIRINO - Le indagini si riferiscono ad episodi verificatisi nel 2004 nel quartiere Japigia e a Triggiano, quando i clan operanti in questi territori decidono di 'investire' il denaro proveniente dal traffico di droga prestando denaro a usura a imprenditori edili in difficoltà. Oltre a pagare interessi che andavano dal 35 al 133%, gli imprenditori erano costretti anche ad assumere alcune persone con un salario mensile di mille euro, senza che queste dovessero mai andare a lavorare.  "I fatti in esame - Scrive il gip Roberto Oliveri del Castillo nel provvedimento restrittivo - sono paradigmatici da un canto della grave situazione economica che riguarda le imprese edili da diversi anni in qua, e dall'altra di come il tessuto criminale tragga sostentamento anche in momenti critici a scapito delle imprese con problemi di liquidità, apparentemente dando loro 'ossigeno', ma in realtà strangolandole con tassi di interesse che poi le costringono a chiudere".

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