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Cronaca

Estorsioni, arresti nel clan Strisciuglio: imprenditore costretto a pagare per dieci anni

Le indagini della Squadra mobile sulle attività del gruppo si sono incrociate con la denuncia della vittima, tenuta 'sotto ricatto' dopo la regolare compravendita di un immobile con uno degli arrestati

Un'estorsione durata più di dieci anni, un incubo, per un imprenditore barese, cominciato con il regolare acquisto, tramite un intermediario, di una villa. Una compravendita che diventerà poi l'origine delle richieste estorsive da parte del clan.

Dopo anni trascorsi 'sotto ricatto', a gennaio 2016 l'imprenditore - titolare di supermercati, di tabaccherie e di un resort - decide di raccontare tutto agli uomini della Squadra mobile. E' così che si sviluppano le indagini che oggi hanno portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone (5 in carcere e 1 all’obbligo di dimora) ritenute vicine al clan Strisciuglio, accusate, a vario titolo, di estorsione aggravata e di detenzione ai fini della commercializzazione di sostanze stupefacenti, con l'aggravante di avere agito con modalità mafiose. I NOMI DEGLI ARRESTATI

Tra gli arrestati c'è Lorenzo Caldarola, figura di spicco del clan Strisciuglio, ritenuto a capo dell'articolazione che si muove tra i quartieri Libertà, San Pio e San Paolo. In carcere anche Vitantonio Catacchio, considerato dagli investigatori uno dei soggetti "più pericolosi del clan".

E' il 2004 quando l'imprenditore, attraverso un intermediario e con regolare atto notarile, acquista una villa di proprietà della moglie di Caldarola. Ed è così che comincia l'incubo. Caldarola e i suoi uomini si fanno avanti, cominciano a chiedere denaro. "Il prezzo pagato per la casa è più basso di quello di mercato", è il pretesto usato per farsi consegnare altri soldi dalla vittima. Che, intimorita dal calibro criminale dei suo 'interlocutori', paga: tranche da cinquemila, seimila euro. A presentarsi - racconterà poi agli investigatori - sono gli uomini di fiducia di Caldarola, ma anche il boss stesso, dopo la sua scarcerazione. Circa 25mila euro la somma complessiva che il gruppo riesce ad estorcere all'imprenditore. Spesso i soggetti si presentavano armati, ma non era necessario ricorrere alla violenza: "Bastava nominare il clan, dire: ti devo ricordare chi sono io? Il 'metodo' ormai classico utilizzato per le estorsioni", rilevano gli investigatori.

Nel corso delle indagini, la Squadra Mobile, che 'monitora' Caldarola sin dal suo ritorno in libertà, fa luce anche su un'altra attività illecita gestita dal gruppo, quella dello spaccio di droga. Uno dei nascondigli in cui le sostanze stupefacenti vengono custodite è l'abitazione al Libertà di una coppia di incensurati (la donna, tra i destinatari della misura cautelare, è poi diventata collaboratrice di giustizia). 100 euro a settimana è il pagamento del clan per il 'servizio' di custodia reso dalla coppia, che in un anno avrebbe custodito all'incirca 20 chili di hashish e uno di cocaina. Alla 'cupa' gli investigatori arrivano proprio seguendo i movimenti di Caldarola e di un altro degli arrestati, Poliseno.

VIDEO: L'OPERAZIONE DELLA POLIZIA E LE PERQUISIZIONI

"Si tratta di arresti importanti - commenta il capo della Squadra mobile, Luigi Rinella - perchè consentono di tenere in carcere figure apicali del gruppo". L'attenzione degli investigatori sui movimenti del clan, in particolare nei quartieri San Paolo, San Pio e Libertà, comunque, resta alta, soprattutto alla luce della recente scarcerazione di Vito Valentino, considerato boss 'emergente' del gruppo criminale.

*Ultimo aggiornamento ore 18.00

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