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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Ecco il 'frigo solidale': alimenti donati dai cittadini per i bisognosi. Si parte da Japigia e San Pio

L'iniziativa è stata presentata questa mattina a Palazzo di città. In totale saranno sette le aree coinvolte

Dopo il 'pane pagato' - l'iniziativa che permetteva ai cittadini di acquistare una pagnotta da lasciare in dono ai bisognosi - il Comune ci riprova con le iniziative dedicate al food sharing, lanciando il 'Frigo solidale'. Sono sette i contenitori di alimenti che saranno collocati in aree al chiuso - ma aperte al pubblico - nei diversi quartieri della città. L'idea è stata lanciata da Kenda onlus, finanziata da Fondazione CON IL SUD nell’ambito dell’iniziativa “Con il Sud che partecipa” e realizzato in collaborazione con l’Aps Farina 080 onlus, Link-Sindacato studentesco, Zona FranKa, The Hub e il Comune di Bari-assessorato al Welfare. 

I frigoriferi potranno essere riempiti dai cittadini e saranno a disposizione di coloro che non possono permettersi di mangiare e delle famiglie in difficoltà. L'iniziativa, presentata questa mattina a Palazzo di Città dall’assessore al Welfare Francesca Bottalico e dagli ideatori del progetto,  si pone l’obiettivo di favorire la riduzione dello spreco di cibo, di sensibilizzare i cittadini sul contrasto alla povertà e di promuovere la redistribuzione degli alimenti.

LE AREE - Fondamentale per il corretto funzionamento dell'iniziativa - soprattutto per controllare la scadenza dei cibi - sarà la collaborazione dei volontari, che si prenderanno anche cura del frigorifero. Le aree designate sono Impact Hub (presso la Fiera del Levante), il Palazzo dell'Ateneo - II ° piano, Zona Franka (in via Dalmazia), il Centro aperto per le famiglie “Orizzonti” di San Pio (in via della Felicità), la parrocchia San Sabino a Japigia (in via Caduti del 28 luglio 1943, 5), la Casa delle Culture al San Paolo (in via Barisano da Trani, 15) e la scuola Open Source a Bari vecchia (in strada Lamberti, 16). Entro due settimane i primi frigoriferi arriveranno nella parrocchia di San Sabino e nel centro comunale Orizzonti a San Pio.

Non tutti i frigoriferi avranno però lo stesso scopo. Come spiegano da Palazzo di città, in alcuni luoghi servirà a sostenere le attività di conservazione degli alimenti raccolti da uno sportello Caritas (è il caso della parrocchia San Sabino), in altri rafforzerà le dinamiche di condivisione del cibo negli spazi di co-working (The Hub), mentre in altri ancora offrirà l’occasione per sensibilizzare la comunità studentesca intorno ai temi della salvaguardia dell’ambiente e dell’integrazione culturale (associazione Link per il frigo collocato nell’Ateneo). Quindi non solo una funzione solidale, ma anche pedagogica.

“Questa iniziativa scaturisce da un percorso cominciato diverso tempo fa - ha esordito Francesca Bottalico -. Il nostro intento è coinvolgere le varie comunità territoriali per dar vita e vitalità a un progetto che, attorno a questo tema specifico, possa far sorgere dei presidi fissi di incontro e mutuo aiuto. Abbiamo pensato di collocare i frigoriferi all’interno di comunità già solide con regole ben stabilite. Intendiamo far sì che tutti possano usufruire dei beni lasciati seguendo comunque la logica educativa secondo cui si può prendere ma si deve anche lasciare qualcosa per gli altri. In fondo, è anche un modo per riunire varie anime di uno stesso contesto sociale: sarà premura dei volontari organizzare momenti conviviali e di incontro, come ad esempio uno show cooking”.

L’idea nasce in Brasile, che non è proprio un luogo tranquillo, dove i frigoriferi vengono lasciati per strada senza subire danni o atti di vandalismo - ha dichiarato Antonio Spera di Farina 080 -. Anche noi vogliamo considerarli beni che fanno parte della cosa pubblica, che appartengono a tutti. Lo spreco alimentare è il tema centrale della lotta alla povertà e può rappresentare il confine tra il fare delle azioni concrete e rimanere nel solco dello storytelling. Attraverso i frigoriferi solidali, quindi, proviamo a superare la criticità della dimensione fisica con un oggetto reale, in grado di sollecitare i cittadini sulla redistribuzione del cibo e sul tema del foodsharing”.

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