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Cronaca

Immobili, conti correnti e un'azienda di materiali ferrosi: maxi sequestro di beni a Putignano

Nel mirino della Guardia di Finanza un patrimonio del valore di circa 15 milioni di euro, riconducibile a un 35enne con precedenti: secondo il tribunale, i beni sarebbero provento delle sue attività illecite

Un sequestro preventivo di beni del valore di 15 milioni di euro è stato eseguito oggi a Putignano dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria - Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata di Bari su disposizione del Tribunale di Bari – III Sezione Penale.

Nel mirino della Procura il patrimonio di un 35enne del luogo, Marco Pesce, con precedenti "per i reati di furto, ricettazione, associazione a delinquere aggravata dall'uso di armi improprie, di traffico internazionale di T.L.E. (asse Montenegro-Puglia-Campania), porto e detenzione armi da sparo, lesioni personali, associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, gioco d’azzardo". In particolare, nel periodo compreso fra il 2001 ed il 2007 "Pesce - è detto in una nota della Guardia di Finanza - ha subito sentenze irrevocabili di condanna per reati contro il patrimonio ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti per una pena complessiva di 10 anni e 10 mesi di reclusione oltre a già essere sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno".

I beni sottoposti a sequestro anticipato verranno confiscati il soggetto interessato non sarà in grado di dimostrarne la provenienza lecita. In particolare, il sequestro ha riguardato una società attiva nel settore del commercio all’ingrosso di materiali ferrosi, diciassette unità immobiliari, più di trenta rapporti bancari nonchè le quote dell’intero capitale sociale di una società, nei cui confronti il Tribunale assicura l’operatività della stessa azienda e il mantenimento dei livelli occupazionali, una volta verificata la legalità sia dell’attività commerciale sia dei rapporti di lavoro. 

Le indagini eseguite dai finanzieri, consistite in indagini patrimoniali e nel confronto di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso alla Guardia di Finanza (es. Anagrafe Tributaria, Anagrafe dei rapporti finanziari e applicativo Molecola dello S.C.I.C.O.), hanno permesso di verificare "l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità del pregiudicato e la sua capacità economica", tale da indurre gli investigatori a considerare il patrimonio detenuto frutto di attività illecite.

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