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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Insulti sessisti a consigliera Melini durante voto in aula in Comune: assolto ex collega Colella

Lo ha stabilito il giudice monocratico del Tribunale di Bari Antonietta Guerra. L'episodio si verificò nel corso della seduta consiliare del 14 novembre 2017

E' stato assolto, Francesco Colella, ex consigliere comunale del M5S di Bari, dall'accusa di aver scritto un insulto sessista alla collega Irma Melini su una scheda di voto, nel corso di uno scrutinio segreto nella seduta consiliare del 14 novembre 2017.

La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del Tribunale di Bari, Antonietta Guerra. Colella, accusato di diffamazione aggravata, è stato assolto "per non aver commesso il fatto". Inizialmente, una prima consulenza disposta dal pm nel corso delle indagini aveva stabilito che la volgare scritta fosse riconducibile a Colella. 

Una consulenza della difesa, invece, aveva rilevato che l'epiteto non fosse di Colella, attribuendo la frase ad un altro consigliere. L'esponente pentastellato ha annunciato che presenterà denuncia alla Procura della Repubblica per identificare l'autore della scritta.

Melini: "Innocente sotto processo. Chi mi ha insultato ha mentito davanti al giudice"

Sulla vicenda è intervenuta con una nota proprio l'ex consigliera Irma Melini:"Rispetto le decisioni del Giudice - dice -, così come rispetto gli esiti delle indagini preliminari. Dispiace constatare che un innocente sia stato sotto processo e ancor più che la persona (a tutt’oggi ignota) che mi ha pubblicamente offeso non ha avuto ancora il coraggio di ammetterlo, ma ha addirittura mentito davanti al Giudice. Tutti i consiglieri comunali che hanno partecipato quel giorno alla votazione, infatti, sono stati chiamati a rendere l’ufficio pubblico della testimonianza e hanno negato di essere stati gli autori della grave offesa."

"Turba ancor più la dignità di cittadina - prosegue - sapere che molti di essi rivestono ancora importanti incarichi pubblici e hanno ricevuto la fiducia dei cittadini baresi.Il colpevole non ha avuto il coraggio di ammettere il proprio errore e nessuno dei testimoni ha offerto un contributo alla rivelazione della verità".

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