Proposta di legge sulla clownterapia, le organizzazioni no-profit insorgono: "Riconoscete il clown volontario"
La bozza di legge regionale era stata presentata a luglio dai consiglieri Di Bari (M5S), Marmo (FI) e Zinni (EsP). La 'Rete dei sorrisi': "Così è un testo monco"
"E' Una legge regionale monca perché, così come è stata elaborata, non riconosce la figura del clown-volontario". Ad alzare il polverone sulla bozza "Disposizioni in materia di clownterapia” - presentata a luglio dai consiglieri regionali Di Bari (M5S), Marmo (FI) e Zinni (EsP) - è il network di associazioni di volontario 'La rete dei sorrisi'. Il testo vorrebbe infatti regolarizzare il settore dei medici e volontari che lavorano nei reparti per alleviare il dolore dei piccoli pazienti, facendoli ridere e giocando con loro, attraverso il metodo applicato per la prima volta nel 1986 da Karen Ridd a Winnipeg (Canada) e Michael Christensen a New York (USA). Eppure, come spiegato dalle associazioni no-profit, la fetta più importante dei clownterapisti viene di fatto esclusa da un effettivo riconoscimento legislativo.
All'interno del testo viene infatti riconosciuta esclusivamente la figura del 'clown professionista' - che percepisce un compenso - e non quella dei volontari, "ovvero persone che - spiegano dall'associazione -, dopo una formazione specifica di clown-care-therapy, con spirito di gratuità assoluta, indossano un camice variopinto e un naso rosso e si recano negli ospedali per donare sorrisi, allegria, gioia ed ascolto a tutti coloro che vivono un momento di difficoltà o che si trovano in situazioni di disagio". Un 'buco normativo' che La rete dei sorrisi vorrebbe colmare, attraverso una serie di proposte presentate in un incontro tenutosi a Bari nella sede della Regione Puglia da sei associazioni di clownterapia pugliesi. Battaglia che ora viene continua anche attraverso l'impegno de 'La rete dei sorrisi': "Chiediamo che, in occasione della discussione e approvazione della proposta di Legge in Consiglio regionale, - spiegano in una nota - vengano presentati emendamenti che recepiscano quanto da loro legittimamente richiesto". "In tal senso ci rendiamo fin d’ora disponibili - concludono - a incontrare qualunque amministratore regionale che, al di là del “colore politico”, voglia sposare la nostra causa rendendosi disponibile a presentare in Consiglio regionale emendamenti la cui elaborazione potrà essere condivisa".