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Cronaca

Mancata assistenza alla paziente malata di Sla, l'Ordine dei medici chiede chiarezza

"Vicenda dolorosa, ma paradossale che ancora una volta vengano scaricati sui medici i malfunzionamenti e le lacune del sistema"

Dopo l'ondata di indignazione suscitata dal presunto caso del medico che avrebbe rifiutato l'assistenza ad una donna malata di Sla, l'Ordine dei medici interviene per chiedere che sulla vicenda venga fatta chiarezza.

In una nota l'Ordine spiega che "l'Unita' operativa Assistenza pazienti fragili attivata dalla Regione prevede che il paziente affetto da SLA può richiedere attraverso il medico di famiglia, per manovre invasive come la sostituzione di una cannula, l'intervento dell'anestesista di riferimento". Non esiste tuttavia, sottolinea ancora la nota, un sistema di gestione dell'urgenza nè è prevista la reperibilità degli anestesisti.

"Il fatto che ci sia un cellulare accesso e raggiungibile 24 ore su 24 - si sottolinea quindi nella nota -  è frutto della grande disponibilità dei medici anestesisti di riferimento, che di fronte a situazioni complesse e critiche come quelle dei pazienti di SLA, fanno in modo che ci sia sempre uno specialista pronto a rispondere. Non c'è un protocollo, non c'è un sistema organizzato di gestione dell'emergenza, ma solo la buona volontà e il senso del dovere di professionisti che si mettono a disposizione dei pazienti, ma anche al medico di famiglia, all'infermiere, al 118 stesso, volontariamente, per consulenze telefoniche "24 ore su 24". 

E' dunque questo ciò che sarebbe accaduto venerdì scorso, quando il medico ha risposto alla telefonata dei parenti della donna di Locorotondo. "In questa storia - prosegue la nota dell'Ordine dei Medici di Bari- c'è un medico che ha preso due giorni di ferie e si è preoccupato di lasciare il proprio cellulare ad una collega in modo che i propri pazienti non fossero lasciati soli e avessero uno specialista in ascolto, c'è un altro medico che pur non essendo reperibile ha risposto ad una chiamata e c'e' un terzo medico che e' intervenuto su base volontaria per risolvere il problema". 

"In questa vicenda dolorosa - conclude la nota - c'è sicuramente un equivoco che riguarda i meccanismi di funzionamento del sistema, per cui la famiglia si aspettava giustamente un intervento operativo, ma interloquiva con un medico che in quel momento non poteva garantire altro che un supporto telefonico. Ma l'aspetto paradossale è che ancora una volta vengano scaricati sui medici i malfunzionamenti e le lacune del sistema, che finora ha retto proprio grazie alla loro capacità di andare oltre le regole scritte e di guardare invece ai bisogni delle persone che si trovano di fronte".

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