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Cronaca

Strage di gatti in città, accalappiacani comunali al lavoro: "Difficile scovare i branchi, sono sempre in movimento"

Le parole del consigliere Livio Sisto dopo la denuncia del Movimento per la difesa delle colonie feline, relativo a un gruppo di cani randagi che uccide i gatti per strada

"Al momento abbiamo catturato un meticcio che è a capo di uno dei due branchi. Contiamo di debellare il fenomeno entro la prossima settimana". Il consigliere Livio Sisto, delegato comunale alla Tutela e al benessere degli animali, fa il punto sull'attività dell'amministrazione per fermare la strage di gatti denunciata dal Movimento per la difesa delle colonie feline, costituitosi a Bari il 2 marzo scorso. Al centro della battaglia del associazione animalista, appunto, i tanti cadaveri di mici trovati per strada, che sarebbero stati uccisi da due diversi gruppi di cani randagi, che conterebbe in totale otto animali.

"Difficili da fermare"

In totale sarebbero otto i responsabili del massacro, quotidianamente segnalato anche sulla bacheca del sindaco di Bari, Antonio Decaro, con foto dei ritrovamenti delle carcasse. "L'amministrazione si è mossa per tempo - spiega a BariToday Sisto - mettendo in campo non solo gli accalappiacani, ma anche la polizia municipale a supporto, ma i due branchi si muovono velocemente, quindi stanarli diventa difficile".

E basta controllare le segnalazioni dei volontari per accorgersi che è così: da via Salvemini a via Petroni, passando per via Livatino, corso Alcide de Gasperi e via Modugno, gli annunci di nuovi gatti sbranati si susseguono in tutta la città. Il metodo utilizzato per stanare i cani è quello della 'fionda': si lancia un anestetico al cane randagio per poi catturarlo. Da qui la necessità che i randagi rimangano fermi nello stesso punto perché la 'trappola' possa scattare. Dall'amministrazione però circola ottimismo per i risultati raggiungi: "Da quando è stato preso il capobranco, non abbiamo ricevuto più segnalazioni di avvistamenti di uno dei due branchi - conclude Sisto - contiamo che lo stesso accada quanto cattureremo il secondo capobranco".

La denuncia dell'associazione

Dal Movimento per la difesa delle colonie feline intanto si punta il dito contro le associazioni animaliste sul territorio, colpevoli - a loro dire - di aver lasciato i randagi responsabili del massacro circolare in libertà dopo averli curati. "Oggi scriveremo alle sedi delle associazioni nazionali, Oipa, Enpa, Lav, Brambilla e tutte le altre - scrivono sul loro profilo social - Vogliamo capire se sono al corrente dei silenzi e di quello che non hanno fatto le loro rappresentanti qui a Bari e in Puglia. Creeremo anche una petizione su change.org. Questa storia deve essere conosciuta da tutta l'Italia".

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