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Cronaca

Delitto Caracciolese e triplice omicidio al San Paolo: per il gup furono "delitti d'onore"

Condannate sette persone nell'ambito delle due sparatorie mortali che insanguinarono la primavera del 2013, tra aprile e maggio. Escluse, per tutti, le aggravanti di aver favorito un'associazione mafiosa

Non furono delitti di mafia l'uccisione del boss barese Giacomo Caracciolese e il successivo triplice omicidio a colpi di mitra nel quartiere San Paolo in cui perirono Vitantonio Fiore, Antonio Romito e Claudio Fanelli, avvenuti rispettivamente il 5 aprile e 19 maggio 2013. Il gup del Tribunale di Bari, Sergio di Paola, ha condannato sette persone, per i due episodi e un altro tentato omicidio (due giorni prima dell'uccisione dei tre davanti a una chiesa), a pene comprese fra l'ergastolo e un anno di reclusione,  escludendo per tutti l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa. Per il triplice omicidio è stato condannato solo uno dei quattro imputati accusati del fatto di sangue.

I fatti risalgono alla primavera di due anni fa: il boss Giacomo Caracciolese fu ucciso il 5 aprile a San Pasquale "per una questione di onore" relativa a un’offesa subita dal boss rivale Pinuccio Fiore. Per il delitto è stato condannato oggi a 30 anni di reclusione il pregiudicato Donato Cassano, accusato anche di detenzione di armi ed evasione. Il 17 maggio successivo, un gruppo di fuoco ritenuto vicino al boss ucciso, tentò di ammazzare gli autori di quell'omicidio, tra i quali Vitantonio Fiore, figlio di Pinuccio, e quella stessa sera rimase ferito il pregiudicato Domenico Cantalice .Per questi fatti sono stati condannati oggi Nicola Fumai, Vito De Tullio (20  anni di reclusione), Vito e Luigi Milloni e Michele Lanave (questi tre a 12 anni di reclusione).

Solo due giorni dopo avvenne il triplice omicidio: il giudice ha riconosciuto come unico colpevole Nicola Fumai, condannato all'ergastolo, assolvendo gli altri tre pregiudicati che, per l'accusa, sarebbero stati parte del gruppo di fuoco, Vito De Tullio, Vito e Luigi Milloni. I tre sono stati assolti con la formula dubitativa "per non aver commesso il fatto", poiché non ci sono prove sufficienti a condannarli per il triplice delitto. Del commando, stando alla ricostruzione dell’accusa, avrebbe fatto parte anche Antonio Moretti, attualmente imputato per questi fatti dinanzi ai giudici della Corte di Assise di Bari. Condanna a un anno di reclusione (pena sospesa) per Giuseppe Ranieri, accusato di favoreggiamento personale nel delitto Caracciolese. Il giudice ha anche riconosciuto un risarcimento danni nei confronti delle parti civili: la moglie e i due figli minorenni di una delle vittime, Claudio Fanelli, con provvisionali immediatamente esecutive di 50 e 30mila euro. Risarcimento danni da quantificarsi in sede civile anche per il Comune di Bari.

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