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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Ucciso per errore a Carbonara, pena ridotta al boss condannato per l'omicidio Mizzi

La Corte di assise di appello ha ridotto a 20 anni la condanna per Antonio Battista, riconosciuto mandante dell'agguato costato la vita, nel 2011, al 38enne Giuseppe Mizzi, vittima di un tragico scambio di persona

Non ci fu premeditazione. Con questa motivazione la Corte di assise di appello di Bari ha ridotto dall'ergastolo a 20 anni di reclusione la pena per Antonio Battista, boss del clan Di Cosola, ritenuto il mandante dell'agguato in cui, il 16 marzo 2011 a Carbonara, fu ucciso per errore il 38enne Giuseppe Mizzi, vittima innocente di mafia. 

Mizzi, ferito a morte a pochi passi dalla sua abitazione, fu ucciso perchè scambiato dai sicari per un pusher. Emanuele Fiorentino e Edoardo Bove, riconosciuti come i due esecutori materiali del delitto, sono già stati condannati in via definitiva rispettivamente a 20 anni e a 13 anni e 4 mesi di reclusione.

Secondo la tesi dell'accusa, sostenuta dal pm della Dda Federico Perrone Capano che ha chiesto di essere applicato anche al processo di secondo grado, l'omicidio fu ordinato dal boss Battista in risposta ad un altro agguato subito: quella sera Battista avrebbe chiesto ai sicari di uccidere "il primo che trovate", un uomo a caso del clan rivale degli Strisciuglio. Per un tragico scambio di persona, i killer colpirono a morte Giuseppe Mizzi.

I giudici hanno confermato i risarcimenti danni ai familiari di Mizzi, con provvisionali di 20mila euro per i genitori, 10mila per i fratelli, 50mila per moglie e figli. Inizialmente archiviata, la posizione di Antonio Battista quale mandante era stata poi riaperta in seguito alle dichiarazioni di sua moglie, Lucia Masella, che diventando collaboratrice di giustizia, lo aveva accusato del delitto.
 

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