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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Omicidio Sciannimanico, presi presunti responsabili. Un collega il mandante: "Beppe ucciso per invidia"

In manette il presunto mandante, Roberto Perilli, 47 anni, agente immobiliare ed ex consulente Tecnocasa, e il presunto esecutore, il 51enne Luigi Di Gioia. Dietro il delitto ci sarebbe l'invidia di Perilli per la vittima, che avrebbe dovuto aprire una propria agenzia a poca distanza da quella del 47enne, a Japigia

Ucciso per invidia, per la paura che la presenza sullo stesso territorio di quel giovane agente immobiliare, intraprendente e bravo, potesse rovinare i suoi affari. Sarebbe questo il movente dietro l'omicidio di Beppe Sciannimanico, il 28enne freddato con due colpi di pistola lo scorso 26 ottobre a Japigia

Proprio in quel quartiere, Beppe, consulente della Tecnocasa, avrebbe dovuto aprire a breve una sua filiale. E sarebbe stato questo a scatenare il folle, lucido piano che ha portato alla sua uccisione. Dopo un lungo interrogatorio in Questura, la Squadra mobile ha eseguito nella notte i fermi di due persone, ritenute rispettivamente l'esecutore e il mandante del delitto. In manette, con l'accusa di omicidio volontario premeditato, sono finiti Luigi Di Gioia, 51 anni, con precedenti, e Roberto Perilli, 47 anni. Sarebbe stato quest'ultimo a 'commissionare' l'omicidio. Ex agente Tecnocasa - da qualche perilli-2mese, a causa di debiti e scarsa produttività, l'azienda gli aveva revocato il mandato - Perilli si era messo in proprio e continuava a gestire una sua agenzia immobiliare in via Archita. A poca distanza dal luogo in cui sarebbe sorta la nuova filiale Tecnocasa gestita da Sciannimanico. Una presenza che aveva scatenato il rancore di Perilli, tanto da arrivare a meditare l'uccisione del suo concorrente, quel ragazzo in gamba e senza ombre che si stava facendo apprezzare sul lavoro.

Attraverso i racconti di amici e familiari, intercettazioni, analisi dei tabulati telefonici e riscontri tecnici, e grazie ad una preziosa testimonianza relativa alla sera del delitto, gli uomini della Squadra Mobile, diretti dal dirigente Luigi Rinella e coordinati dal pm Francesco Bretone, hanno ricostruito lo scenario che ha portato alla morte di Beppe Sciannimanico. Mettendo insieme, così, uno dopo l'altro, i pezzi che hanno consentito l'identificazione dei due presunti responsabili. Già in precedenza, secondo quanto riferito da Beppe ad alcune persone a lui vicine, Perilli aveva cercato di intimorirlo, avvicinandolo con fare minaccioso.

Quel pomeriggio del 26 ottobre Beppe Sciannimanico arriva sul luogo dove poi sarà ucciso, in via Tenente de Liguori, al quartiere Japigia, perchè ha un appuntamento. Qualcuno ha telefonato nella sede di Tecnocasa in via Cairoli, dove il giovane lavora, fissando un incontro per la valutazione di un immobile. Un primo appuntamento era stato già stabilito per il 22 ottobre, ma era stato poi annullato all'ultimo momento dal fantomatico cliente. Forse, ricostruiscono gli investigatori, si trattava di una prima 'verifica', per accertarsi che sul posto si sarebbe effettivamente presentato Sciannimanico. In realtà, quel "signor Lorusso" che telefona in agenzia non esiste. Dietro quel falso nome c'è Di Gioia. E' lui - accerta la Squadra Mobile - a possedere il telefonino da cui partono quelle chiamate effettuate da una sim attivata una decina di giorni prima del delitto, e che risulta intestata ad un ignaro medico di Molfetta.

In via Tenente de Liguori, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Di Gioia e Perilli - che si frequentavano abitualmente, l'agente immobiliare parcheggiava  la sua auto nel garage di Di Gioia - ci arrivano insieme. Ad incastrarli è l'auto di Perilli, una Bmw cabrio. Un testimone riferisce di averla vista sul luogo dell'agguato, e di averla poi vista allontanarsi in direzione di via Gentile. Dai fotogrammi di alcune telecamere di videosorveglianza arriva la conferma. Anche i riscontri sul telefonino di Perilli (che al contrario di Di Gioia, non spegne il cellulare, e in quel frangente riceve delle chiamate a cui non risponde) confermano la sua presenza in quella zona. Poco dopo l'omicidio, inoltre, i due vengono visti, sempre insieme, nei pressi dell'agenzia immobiliare del 47enne. A premere il grilletto sarebbe stato Luigi Di Gioia: ad inchiodarlo però c'è un'intercettazione ambientale in Questura in cui di fatto ammette l'omicidio, pur negato, come Perilli, durante l'interrogatorio.

Nel corso di una conferenza stampa, il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, ha parlato di "un quadro indiziario pesante" a carico dei due fermati (la cui convalida del fermo da parte del gip è attesa per domani), di un'"indagine chiusa in tempi brevissimi" grazie alla professionalità degli investigatori e con i contributi "di pochi ma coraggiosi testimoni".  Il Questore di Bari, Antonio De Iesu, ha sottolineato il lavoro svolto dalla Squadra Mobile e l'importante "sinergia con la Procura e con tutte le forze dell'ordine" che hanno consentito di dare "una risposta forte, tempestiva, importante" su un delitto folle e assurdo per la lucida determinazione con cui i due fermati avrebbero portato avanti il loro piano. Un aspetto, questo, che emerso chiaramente dalle indagini, che hanno messo in luce, sottolinea Rinella, "la premeditazione e tutte le fasi dell'organizzazione di un appuntamento trappola in cui portare a termine l'omicidio".

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