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Cronaca

Omicidio Sifanno al San Paolo: condannati i presunti mandanti dell'agguato al nipote del boss Mercante

I fatti si riferiscono al 15 febbraio 2014: il pregiudicato fu raggiunto da 18 colpi di kalashnikov mentre era in auto. Assolto Francesco Mastrogiacomo "per non aver commesso il fatto"

Trent'anni di reclusione per il pluripregiudicato Arcangelo Telegrafo, 16 per Emanuele Grimaldi. Sono le condanne comminate dalla Corte di Assise di Bari nei confronti dei presunti esecutori materiali dell'omicidio di Donato Sifanno.

L'omicidio di Sifanno

Il pregiudicato, nipote del boss Giuseppe Mercante e già sfuggito a due precedenti agguati, fu ucciso il 15 febbraio 2014 al quartiere San Paolo di Bari: 18 colpi di kalashnikov furono sparati mentre Sifanno era in macchina. Secondo le indagini degli inquirenti, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, sarebbe stato ucciso per contrasti interni alla criminalità organizzata per il predominio del clan Misceo nel quartiere.

Il processo

I giudici, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato a Bari, hanno riconosciuto nei confronti dei due l'aggravante mafiosa, assolvendo invece Francesco Mastrogiacomo, altro imputato nel procedimento, "per non aver commesso il fatto".

Nelle scorse settimane la Corte di Assise di Appello di Bari ha condannato a 30 anni di reclusione il boss barese Giuseppe Misceo, detto 'Il fantasma', ritenuto il mandante del delitto. Altri cinque imputati sono attualmente a processo nell'ambito della stessa vicenda con l'accusa di aver fornito supporto logistico, controllato e segnalato i movimenti della vittima, oltre ad aver procurato e conservato le armi. Tra queste, anche quella utilizzata per compiere l'agguato mafioso.
 

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