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Cronaca Libertà / Via Tenente Casale Y. Figoroa

Omicidio Paola Labriola, la confessione del marito in aula: "Aveva paura"

Il processo, che vede imputato anche l'ex direttore dell'asl, farà luce sulla presunta mancanza di sicurezza nel centro in cui la psichiatra fu uccisa da un paziente nel 2013

Paola diceva di aver paura”. A raccontarlo durante il processo sull'omicidio della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa nel settembre del 2013 da una delle persone che aveva in cura, è suo marito, Vito Calabrese. L'uomo è stato chiamato a testimoniare nell'ambito del procedimento che vede accusate sei persone, tra le quali l’ex direttore generale della Asl di Bari Domenico Colasanto. I giudici vogliono capire se è stato fatto il possibile per garantire la sicurezza nel Centro di salute mentale dove Paola lavorava ed è stata uccisa. 

A commettere il delitto - colpendola con 70 coltellate - fu il 40enne Vincenzo Poliseno, già condannato in appello a 30 anni di carcere. Le indagini del pm di Bari Baldo Pisani si sono poi spostate sulla gestione del centro, ipotizzando per Colasanto i reati di morte come conseguenza di altro reato, omissione di atti d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. Nell’udienza è emerso, infatti, che circa un anno prima che la psichiatra fosse ammazzata, un altro medico era stato aggredito da un paziente nello stesso centro di via Tenente Casale, nel rione Libertà. Diverse le segnalazioni da quel momento di aumentare i provvedimenti di sicurezza.

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