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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Santa Rita, quartiere limbo: "Isolati dalla città, chiediamo servizi e sicurezza"

Palazzoni popolari e case moderne: tredicimila abitanti a metà strada tra Poggiofranco e Carbonara. Vandalismo e microcriminalità, ma anche degrado con l'irrisolto problema della Cava di Maso. I residenti: "Mancano strade e negozi"

Passato il canalone, l'11 sbarrato costeggia un'enorme distesa di erba e ulivi, in fondo alla quale si possono scorgere i petali (o quelli che restano) del San Nicola, quindi, aggirando l'enorme cratere della Cava di Maso, giunge a una fermata vicinissima a un grande spiazzo coperto da cemento e lamiere. L'ex mercato, ora ridotto a un parcheggio, è uno dei punti più 'noti' del quartiere Santa Rita, periferia barese incastonata tra Poggiofranco e Carbonara: un quartiere in due, diviso tra il vecchio agglomerato di case popolari e i palazzi più nuovi che non hanno molto da invidiare alle migliori zone della città.

A unire il tutto, ci pensa però l'isolamento e il degrado: praticamente assenti i servizi base, ad eccezione di piccole attività commerciali di base. Mancano poste, banche e uffici. Non vi è neppure un presidio delle Forze dell'Ordine, mentre la garitta dei vigili urbani resta un cubo chiuso da anni. Vandalismo e piccola criminalità sembrano essere una piaga frequente e, solo due giorni fa, ignoti, probabilmente bambini, hanno bruciato un'installazione di 'Metriquali' all'interno dell'ex mercato coperto: in fumo è andata una pedana di legno utilizzata come fermata del bus. Questa mattina, una delle ragazze dell'associazione, Mariangela Bruno, era impegnata nello smontaggio dei resti dell'assurdo falò: "Noi siamo intenzionati ad andare avanti - spiega - e a breve uscirà il bando, in collaborazione con l'Arca, per ridipingere due campate della struttura. Lo spazio però dovrà anche essere messo in sicurezza, ci sono punti pericolanti. Recuperare la struttura è il primo passo per pensare a un uso differente".

Santa Rita, quartiere isolato e abbandonato

Al momento, però, è tornato a essere solo un parcheggio. Il resto del quartiere offre spunti di riflessione su cosa non si dovrebbe fare quando si urbanizza una zona: il caso esemplare è quello della Cava di Maso, un'enorme cratere in cui, una decina di anni fa, qualcuno ebbe l'idea di realizzare un parco per dotare il quartiere di campi sportivi e zone verdi. Nell'ottobre 2005, però, l'esondazione del vicino torrente Picone, provocò l'allagamento completo della cava: in un certo senso fu provvidenziale perché salvò Santa Rita da distruzioni ben peggiori.

A distanza di 9 anni, però, l'inquietante e gigantesca voragine resta una landa incolta di sterpaglie ed alberi. Ammirandola vicino al palazzetto dello sport, sembra quasi accogliere un enorme transatlantico in lontananza, ovvero la particolare chiesa di Santa Rita che poi da il nome al quartiere: "Qui mancano i servizi essenziali - spiega Paolo Agresti, vicepresidente dell'associazione di quartiere 'Strada Sì' - ma abbiamo anche grossi problemi di viabilità. L'unica strada che collega il quartiere al resto della città è quella sul canalone, peraltro poco illuminata e pericolosa per via del doppio senso di marcia. Quando piove si crea grande congestione sui due ponti di via Di Cillo e in viale Santa Rita. Da anni aspettiamo l'asse di penetrazione per collegare il quartiere al tondo di Carbonara, ma ad oggi abbiamo solo ricevuto promesse".  Per i tredicimila abitanti della zona, una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla nuova metropolitana Bari-Bitritto, ma per ora, in attesa del completamento dei lavori, il resto della città continua ad apparire lontano e, indifferente. Come in un limbo frutto di progettazioni urbanistiche poco sensate, un puzzle sociale in piccola parte riuscito, assolutamente incompleto.

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