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Cronaca

Vendeva droga durante il turno di lavoro al Policlinico, sequestrati beni a 38enne

Il provvedimento eseguito dai finanzieri a carico di Domenico Sifanno, arrestato nel 2015 nell'operazione 'Take away' e condannato per direttissima: secondo quanto emerso dalle indagini, l'uomo, custode al Policlinico, si allontanava anche durante l'orario lavorativo per vendere la cocaina

Spacciava cocaina, anche durante gli orari lavorativi, abbandonando il posto di lavoro per 'consegnare' la droga. Questa l'accusa nei confronti di un 38enne, Domenico Sifanno, arrestato dalla Finanza nel 2015 nell'ambito dell'operazione 'Take away',  e condannato per direttissima dal Tribunale di Bari: a suo carico i finanzieri hanno eseguito oggi un sequestro di disponibilità bancarie, beni e immobili per circa 500.000 euro, ritenuti frutto degli illeciti guadagni accumulati nel tempo

Le indagini svolte nel 2014 e 2015 dalle Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Tributaria di Bari avrebbero permesso di 'monitorare' e ricostruire (con telecamere nascoste e intercettazioni audio-video) numerose cessioni di cocaina verso altrettanti “clienti” assuntori abituali e non.

Il “servizio” in favore dell’utenza - secondo quanto ricostruito dalla Finanza - era continuativo, ed anche “a domicilio”, in quanto il 38enne avrebbe svolto l’attività illecita durante il proprio turno lavorativo come dipendente dell’Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari, addetto alla postazione di portierato del reparto di Otorinolaringoiatria universitaria, non esitando ad abbandonare sistematicamente la propria postazione di vigilanza, lasciandola incustodita, per effettuare cessioni di sostanza stupefacente. Il rilevatore elettronico marcatempo, con riferimento al calcolo degli orari di entrata ed uscita, veniva così costantemente eluso dal dipendente, che ora dovrà anche rispondere di interruzione di pubblico servizio, falso e truffa aggravata ai danni dell’Ente ospedaliero.

IL VIDEO CHE INCASTRA IL PUSHER

Dall’incrocio dei dati acquisiti nel corso delle indagini, i finanzieri hanno annotato che, su circa 100 giornate “lavorative”, in ben 90, il pusher professionale si è allontanato dal proprio posto di lavoro, determinando un danno all’ente pubblico – non solo per il disservizio creato ma anche economico – pari a circa 4.000 euro per emolumenti corrisposti e ore di straordinario non dovute: quantificate circa 221 ore di assenza.

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