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Cronaca

Università: non rinuncerà allo stipendio il giornalista 78enne assunto a marzo

Dopo le polemiche seguite alla sua nomina come consulente del servizio comunicazione istituzionale dell'Ateneo, il giornalista aveva annunciato la sua volontà di svolgere l'incarico gratuitamente. Ma così non sarà, secondo la denuncia di Assostampa

Sarà regolarmente retribuito dall'Università di Bari Egidio Pani, il giornalista 78enne in pensione vincitore di un concorso per un posto da consulente del servizio comunicazione istituzionale bandito dall'Ateneo barese all'inizio dell'anno. Dopo le polemiche seguite alla sua assunzione, Pani si disse disposto a svolgere il suo ruolo gratuitamente, ma probabilmente non sarà così.

A riaprire il caso è l'Assostampa Puglia, che in una nota ha sottolineato come, stando alle cifre pubblicate sul sito web dell'Università di Bari, il giornalista percepirà comunque per il suo contratto della durata di un anno una retribuzione complessiva di 21.513,63 euro lordi.

A marzo la notizia aveva provocato la reazione indignata degli studenti e delle associazioni categoria, mentre la seconda classificata, una ragazza di 30 anni, aveva preannunciato battaglie legali contro l'esito del concorso bandito dall'Università. Di fronte alle polemiche il rettore Corrado Petrocelli aveva difeso la regolarità della procedura selettiva, sostenendo che Pani era stato selezionato in quanto unico candidato in possesso del requisito dei "25 anni di esperienza nel ruolo" richiesti dal bando. Il diretto interessato si era invece dichiarato disposto a rinunciare al suo compenso. Anche in quell'occasione, però, la reazione di Assostampa era stata dura: "La decisione del neoconsulente per l’ufficio stampa dell’Università di Bari, il 78enne Egidio Pani, di rinunciare al compenso di 18mila euro annui previsto nel bando - aveva scritto in una nota il presidente Raffaele Lorusso - pur apprezzabile, non cambia la situazione, ma la aggrava. In questo modo, infatti, l’Università di Bari manda al mondo del lavoro un messaggio devastante. Quello, cioè,  che la professione giornalistica non vale niente e che non c’è bisogno di stipulare regolari contratti di lavoro perché c’è comunque chi è disposto a prestare gratuitamente la propria opera".

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