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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Operazione antiusura della Finanza: cinque arresti

Sequestrati beni per 1,3 milioni di euro. In manette un'intera famiglia: a capo dell'attività Domenico Capodiferro, noto pregiudicato del quartiere San Girolamo

Un'attività 'a conduzione familiare', in cui i parenti più stretti si occupavano, seguendo le direttive del 'capo' in carcere, di gestire l'attività di usura contattando le vittime e incassando il denaro. Almeno una decina gli imprenditori finiti nella rete usuraria di Domenico Capodiferro, noto pregiudicato del quartiere San Girolamo, arrestato oggi dai finanzieri del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata di Bari insieme a moglie, figlia, genero e ad un suo fiduciario (I NOMI DEGLI ARRESTATI). I tre uomini sono stati condotti in carcere (Capodiferro si trovava già ai domiciliari per altri reati) mentre per le due donne sono stati disposti i domiciliari.

VIDEO: L'OPERAZIONE DELLA FINANZA

Le indagini: l'attività usuraria e il coinvolgimento dei familiari

L'indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nasce da una ampia attività investigativa che coinvolgeva anche Capodiferro. La svolta che indirizza gli investigatori verso l'attività usuraria contestata al pregiudicato arriva nel marzo 2015, quando Capodiferro viene arrestato e condotto in carcere nell'ambito di un'altra indagine. Da una serie di intercettazioni ambientali emergono le indicazioni impartite dal pregiudicato ai familiari, affinchè possano continuare a gestire l'attività di usura. Ordini che trovano poi riscontro nelle intercettazioni familiari tra gli stessi parenti di Capodiferro e le vittime. Almeno una decina - hanno ricostruito gli investigatori - gli imprenditori strozzati: tutti titolari di attività medio-piccole - dal commercio dei marmi a quello di prodotti petroliferi, dal settore delle auto all'edilizia - e accomunati da una condizione di grave difficoltà economica. Commercianti baresi ma anche dell'hinterland, che si sarebbero rivolti a Capodiferro certi di poter ottenere denaro in tempi rapidissimi - almeno 200mila euro, hanno ricostruito gli investigatori, il 'volume d'affari' dei prestiti concessi in due anni - per poi rendersi subito conto di non riuscire a restituire il debito, con tassi di interesse che raggiungevano punte anche del 120% -180%. Per intimorire le vittime ed indurle a pagare, era sufficiente il 'calibro' criminale di Capodiferro, pregiudicato noto in particolare nel quartiere San Girolamo, e precedenti per droga, armi e contrabbando di sigarette.

Il sequestro di beni e il legame con Montani

E proprio i proventi di quelle attività illecite - hanno ricostruito gli investigatori - sarebbero stati reimpiegati da Capodiferro in parte in attività commerciali, in altra parte nell'usura. Per questo, parallelamente alle misure di custodia cautelare, l'indagine si è mossa anche sul piano delle misure di prevenzione. All’esito degli accertamenti economico-patrimoniali, infatti, il Tribunale di Bari – III Sezione Penale in funzione di Tribunale della Prevenzione ha disposto, ai sensi dell'art. 20 D.L.vo 159/2011, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni riconducibili a Capodiferro e alla sua famiglia Tra questi, 35 rapporti bancari, un'abitazione, tre auto e un motociclo, e un noto bar del quartiere San Paolo, risultato intestato alla figlia di Capodiferro e a sua cognata, nonché moglie di Andrea Montani detto 'Malagnac', 'ex boss' del San Paolo, di recente arrestato e tornato in carcere per un furto d'appartamento. 1,3 milioni il vaore complessivo dei beni sequestrati. Al momento dell'arresto, inoltre, i finanzieri hanno perquisito l'abitazione di Capodiferro rinvenendo e sequestrando la somma in contante di quasi 10mila euro, nascosta sotto un materasso.

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