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Aperture domenicali, la nuova legge non piace alla Regione

L'assessore allo Sviluppo economico Capone annuncia un probabile ricorso alla Corte costituzionale contro la nuova legge nazionale che liberalizza le aperture dei negozi nelle città turistiche: "Invade le competenze regionali sul commercio"

I rappresentanti dei commercianti, riunitisi nei giorni scorsi presso l'assessorato al Commercio del Comune, lo avevano detto chiaro e tondo: nessuna modifica al calendario delle aperture domenicali fino alla fine dell'anno. Un orientamento che ieri è stato ribadito dall'assessore regionale allo Sviluppo economico Loredana Capone al termine di un incontro con le associazioni di categoria e i rappresentanti degli enti locali.

La nuova legge nazionale (la n. 111 del 15 luglio 2011) che introduce la liberalizzazione delle aperture dei negozi nelle città d'arte e turistiche (categoria nella quale rientra anche Bari) dovrà essere recepita dalle Regioni entro la fine del 2011, per essere poi applicata a partire dal 1° gennaio 2012. La legge prevede anche, in caso di accordo di tutti gli operatori del commercio, di cominciare ad applicare le nuove disposizioni già a partire dagli ultimi mesi del 2011. Un'ipotesi che è stata però scartata a priori dai rappresentanti di categoria, nonostante la sfida lanciata dalla grande distribuzione, che invece ha già annunciato l'intenzione di adeguarsi alla nuova legge già a partire dalle prossime settimane. Ufficialmente, però, rimane in vigore il vecchio calendario, ovvero aperture straordinarie il 30 ottobre e il 27 novembre, e aperture domenicali per tutto il mese di dicembre.

Ma sulla futura applicazione della nuova norma pesa anche la posizione ieri dalla stessa Regione Puglia, che ha manifestato l'intenzione di fare ricorso alla Corte Costituzionale contro una legge che invaderebbe le competenze regionali in materia di commercio.  "La Regione Puglia - ha annunciato Capone - sta anche valutando la possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa legge è confusa, nasce come temporanea ed entra a gamba tesa nelle competenze regionali sul commercio. Un argomento, questo, che è all’ordine del giorno della Commissione Attività Produttive in Conferenza Stato Regioni”.

Molto criticato anche un altro aspetto della legge, ovvero la scelta di applicare la liberalizzazione alle città turistiche, focalizzando l'attenzione solo sull'aspetto del commercio, senza considerare il contesto dei servizi e delle altre attività che una cittò turistica dovrebbe essere in grado di offrire.  “Mentre la legge regionale – spiega Loredana Capone – si rivolge ad un’area più vasta rispetto alle città turistiche perché guarda anche ai comuni confinanti e prevede che alle aperture domenicali si arrivi solo con la concertazione fra tutti gli operatori in modo da conciliare le esigenze dei lavoratori, del piccolo commercio e dei consumatori, la legge statale prevede la liberalizzazione totale, ma solo per le città turistiche. C’è la necessità – osserva la vicepresidente – di lanciare una sfida alle città turistiche perché se il piccolo commercio viene sostenuto da una serie di servizi e da una buona programmazione può essere il futuro nell’economia delle città turistiche, diversamente si rischia l’assurdo del centro commerciale aperto e dei musei chiusi. Poiché i turisti non visitano una città per fare la spesa nei centri commerciali, ma per apprezzare i monumenti, il paesaggio, i prodotti tipici, è evidente che più tutto questo viene valorizzato più la città potrà vantare il titolo di città turistica".

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