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Economia

Vetrine illuminate nei negozi chiusi, la protesta silenziosa dei commercianti contro le riaperture posticipate: "Siamo allo stremo delle forze"

L'iniziativa promossa per richiamare l'attenzione sul pesantissimo impatto che la chiusura prevista fino al 18 maggio (e per bar e ristoranti fino al 1° giugno) avrà sulle attività cittadine: "Sì a misure differenziate da Nord a Sud"

Vetrine e insegne illuminate, ma porte serrate, come previsto dal 'lockdown' che, secondo quanto previsto dall'ultimo Dpcm, non terminerà prima del prossimo 18 maggio per i negozi, e del primo giugno per bar e ristoranti. A promuovere l'iniziativa, che si terrà questa sera alle ore 21 e a cui sono invitati ad aderire commercianti e artigiani cittadini, sono tre esercenti baresi: Nino Armenise, Fabrizio Cippone, Mariangela Catinella. Alla base della protesta, la richiesta di valutare misure diverse per il Nord e il Sud, consentendo alle attività commerciali del Sud di riaprire già il 4 maggio. Un'iniziativa che si ricollega alla manifestazione 'Risorgiamo Italia', già lanciata, proprio da Bari, da 'Movimento Impresa', che riunisce imprenditori del mondo HO.RE.CA e dei Locali di Pubblico Spettacolo. Sempre questa sera, alle 21, le luci delle insegne delle loro attività "si accenderanno simbolicamente - spiegano i promotori di Movimento Impresa - per l’ultima sera". La mattina dal 29 aprile, gli stessi imprenditori consegneranno "virtualmente" al Comune le chiavi dei locali coinvolti.

"Il nostro silenzio sarà molto più rumoroso di mille parole", dicono in una nota Armenise, Cippone e Catinella. "In queste ore - spiegano in un comunicato - è in fase di redazione una lettera aperta al Sindaco di Bari, una breve nota, per chiedergli un incontro a brevissimo affinché possa prendere in considerazione il grido di dolore di tanti piccoli commercianti e artigiani ormai allo stremo delle residue forze economiche. Con l'aiuto di un gruppo di nostri consulenti stiamo inquadrando la missiva al Sindaco nel contesto normativo previsto nell'ultimo DPCM circa la "FASE 2" dell’emergenza sanitaria e più precisamente la parte che riguarda la riapertura delle attività commerciali e artigianali oltre ai bar, ristoranti, parrucchieri e centri per la cura della persona e degli animali. Dunque non una protesta ma un'iniziativa supportata da nostre proposte, ripetiamo, inquadrate in un contesto normativo, che auspichiamo il Sindaco di Bari possa accogliere per quanto di Sua competenza e portare immediatamente a conoscenza del Presidente Conte condividendo e sostenendo le nostre ragioni". 

"Accendiamo tutti insieme luci dei negozi e insegne, facciamo vedere la differenza tra il buio e la città illuminata - spiega con un video sul suo profilo Fb Nino Armenise, titolare dell'omonimo negozio di calzature in viale Papa Giovanni XXIII - Con questa protesta contro il decreto che posticipa l'apertura delle attività al 18 e per altre al primo giugno, vogliamo arrivare al cuore di Emiliano e del sindaco Decaro. Per una volta tanto il Sud non è stato colpito da questa pandemia come il Nord, cosa aspettiamo, che il tessuto della città e della nostra Regione fallisca? Tre mesi senza lavorare e si parla di Tosap e Tari - ha detto ancora Armenise riferendosi alle misure annunciate ieri dal Comune - noi abbiamo nei negozi 300-400mila euro di merce consegnata pochi giorni prima di chiudere. Come faremo a pagarla?", si domanda Armenise, invitando gli esercenti ad aderire numerosi all'iniziativa.

In foto: i negozi chiusi per il lockdown in via Sparano (Fb Antonio Decaro)

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