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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Seicento posti di lavoro in bilico, operai Bosch verso lo sciopero: "Licenziamenti inaccettabili"

Il piano presentato dall'azienda già a giugno prevede 620 esuberi entro il 2020. Sindacati sul piede di guerra: "Per uscire dalla crisi servono investimenti e piano industriale adeguato, subito un tavolo con le istituzioni"

"Per uscire dalla crisi servono investimenti e un piano industriale adeguato, non i licenziamenti". I sindacati Fim, Fiom e Uilm tornano a farsi sentire in merito alle sorti dello stabilimento Bosch di Bari, per il quale l'azienda tedesca ha annunciato sin da giugno scorso un piano di riconversione che dovrebbe portare a 620 esuberi (su circa 1840 lavoratori impiegati) entro il 2020. Il piano è frutto della crisi del diesel, alla quale la multinazionale intenderebbe reagire con una riconversione produttiva sia verso la mobilità elettrica che verso settori diversi rispetto all'automotive, ma che inciderà anche profondamente sul piano dell'occupazione.

"Licenziamenti inaccettabili, subito tavolo aziendale con sindacati e istituzioni"

Una prospettiva, quella degli esuberi, alla quale si oppongono con nettezza i sindacati. "Nel 2019 - ricordano Fim, Fiom e Uilm in una nota - la Bosch prevede di chiudere le entrate per oltre 77 miliardi di euro, in linea con i valori dell’anno precedente, ciò nonostante si prevede una riduzione degli utili di circa la metà rispetto allo scorso anno. Il settore a soffrire di più è quello della componentistica dell’auto con la produzione delle tecnologie diesel in forte calo per effetto della pesante riduzione delle immatricolazioni sul mercato Europeo e Indiano, sebbene si siano ottenute commesse per 13 miliardi nella mobilità elettrica. Denner (Ceo di Bosch, ndr) ha però voluto precisare che la riduzione di personale, che riguarderà tutte le divisioni, verrà fatta nel “modo Bosch” ovvero il più socialmente accettabile. Per Fim, Fiom e Uilm - sottolineano i sindacati - non esiste nessuna modalità che preveda licenziamenti che sia più o meno accettabile, tanto meno quella che vorrebbe intraprendere Bosch. Stiamo chiedendo da tempo un piano industriale vero che deve affrontare la delicata fase della transizione portando negli stabilimenti italiani la produzione di nuove tecnologie, che pure ci sono in casa Bosch, in grado di saturare i livelli produttivi e garantire la piena occupazione. L’unica modalità di affrontare la crisi è quella di aprire un tavolo con FIM, FIOM e UILM e con le Istituzioni, non ci sono alternative, per questo sollecitiamo il Ministero dello sviluppo economico a convocare al più presto il tavolo aziendale più volte chiesto dalle Organizzazioni Sindacali". "Il 28 novembre - conclude la nota - ci sarà la giornata di sciopero e mobilitazione dello stabilimento di Bari, ma se l’azienda conferma quanto annunciato senza cercare soluzioni alternative la mobilitazione continuerà a livello nazionale".

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