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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia

Michele Lampugnani (Imprese del Sud): "Una seria difesa del Made in Italy produce almeno 100mila occasioni di lavoro al Sud Italia"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

Michele Lampugnani delegato per Bari e provincia di Imprese del Sud, associazione nata a difesa della sana piccola e media impresa dopo aver attentamente analizzato la ricerca realizzata dal Censis per il ministero dello Sviluppo sul fenomeno della contraffazione, dichiara :" la tradizionale contraffazione dei marchi, la violazione del design, l'abuso dell'indicazione made in Italy e l'importazione parallela, il cui giro d'affari è stimato in 7 miliardi di euro, provoca sicuramente un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi allo Stato ma danni per 5 miliardi di euro alle aziende italiane".

Tra gli aspetti più interessanti, ricorda Lampugnani, emerge il trend parallelo con il mercato legale, in virtù del quale il fatturato della contraffazione, nonostante la crisi economica, rimane sostanzialmente invariato nell'ultimo biennio.

Alla contraffazione del marchio, precisa Lampugnani va aggiunta la contraffazione di design che colpisce modelli o disegni registrati e l'abuso di indicazione di origine Made in Italy che tocca soprattutto le piccole e medie imprese del settore alimentare, mentre il settore delle calzature è colpito dal cosiddetto italian sounding.

Nel computo generale, aggiunge Lampugnani, va inclusa anche l'importazione parallela, ovvero la commercializzazione in Italia di prodotti destinati ad un paese e poi venduti nel nostro paese, attraverso canali non ufficiali a prezzi notevolmente inferiori.

Per rilanciare l'export, risollevare la fragile economia meridionale, creando occasioni di lavoro, per le giovani generazioni e per i lavoratori usciti dal ciclo produttivo, sarebbe necessario, afferma Lampugnani, rafforzare gli strumenti comunitari all'interno dell'Unione Europea, con la definizione di accordi bilaterali con i paesi maggiormente interessati, creare una rete davvero funzionante di monitoraggio all'esterno del fenomeno, potenziare gli uffici legali presso l'Istituto Nazionale per il Commercio Estero, al fine di consentire azioni legali di tutela del prodotto originale Italiano.
Per combattere l'invasioni di falsi prodotti made in Italy, come gli l'aglio cinese spacciato per aglio di Sulmona o limoni argentini spacciati per limoni della costiera amalfitana, occorrerebbero maggiori controlli da parte dell'Asl delle Prefetture e della polizia municipale.

La radicale lotta alla contraffazione, conclude Lampugnani, in base ai dati prodotti dalla prima relazione sulla pirateria della Commissione Parlamentare di inchiesta, potrebbe produrre almeno 300 mila occasioni di lavoro in Italia, di cui almeno 100 mila nel sud Italia.

 

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