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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

"Decine di posti di lavoro persi e tasse evase": albergatori sul piede di guerra per gli affitti online degli appartamenti

La nota di Federalberghi a commento dei dati relativi agli affitti brevi di appartamenti sul portale Airbnb. Nel 2018 i ricavi nella provincia hanno superato i 3 milioni di euro

Almeno 50 posti di lavoro in meno e più di 300mila euro di mancato gettito Iva ed evasione fiscale (Irpef, Tarsu, canone Rai, ecc.). Federalberghi punta il dito contro Airbnb, sito internazionale dedicato agli annunci di affitto di stanze e appartamenti, commentando i dati sull'impatto economico del portale sulla provincia barese. Nel 2018, infatti, i ricavi degli affitti di breve periodo attraverso il portale hanno superato i 3 milioni di euro, con 42mila visitatori che hanno soggiornato attraverso l’ospitalità in casa. Cifre che per la federazione di albergatori confermano un forte fenomeno di abusivismo e che "in proiezione sull'intero territorio pugliese producono un fatturato di 99 milioni di euro - aggiungono - con circa 38.000 annunci, portando almeno 1.650 posti di lavoro in meno, quasi 10 milioni di mancato gettito Iva ed evasione fiscale diffusa".

I ricavi miliardari, come assicurano da Federalberghi, generati da centinaia di migliaia di alloggi destinati agli affitti brevi sfuggono ad ogni prelievo. Dati che secondo le ricerche annuali del Centro Studi di Federalberghi sarebbe di gran lunga sottostimati, oltretutto. "La ricerca della Federalberghi – ricorda Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Bari-Bat e Puglia - fa emergere anche con dati reali le bugie dell’house sharing. Non è vero che si tratta di alloggi condivisi, perché, per esempio, nell’agosto 2019 l’80,03% degli annunci è riferito ad appartamenti interi, dove non abita nessuno. Non si tratta di piccoli redditi integrativi, perché nello stesso periodo periodo il 65,29% degli annunci è pubblicato da host che gestiscono più di un alloggio. Non è vero che siamo di fronte ad attività occasionali, perché il 59,84% degli alloggi è in vendita per oltre sei mesi all’anno".

Intanto dalla federazione di albergatori chiedono di arginare con urgenza il fenomeno, che rischia di danneggiare tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. "Ricordo che i danni si riversano anche sui nostri ragazzi che scelgono gli istituti alberghieri - aggiunge Caizzi - perché costretti a emigrare al nord o all’estero per poter lavorare. In Puglia è necessario velocizzare l’iter per rendere operativo il Codice identificativo per gli affitti brevi introdotto da una legge regionale. A livello nazionale non si hanno più notizie della banca dati degli immobili destinati alle locazioni brevi, nonostante siano passati più di tre mesi dal termine stabilito per l' approvazione del decreto istitutivo (30 luglio 2019). Non possiamo perdere un altro anno aggrediti dall’abusivismo".

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