Al teatro Comunale di Corato "Cabaret D'Annunzio"
Il 17 marzo 2017 ha debuttato a Fiume, sul palcoscenico del Teatro Nazionale Croato "Ivan de Zajc", lo spettacolo "Cabaret D'Annunzio" di Fabrizio Sinisi, per ideato e diretto da Gianpiero Borgia. Lo spettacolo è stato realizzato dal Dramma Italiano di Fiume (che opera in seno al Teatro Nazionale "Ivan de Zajc") in collaborazione con il Teatro dei Borgia. Lo spettacolo sarà rappresentato in anteprima per l’Italia a Barletta venerdì 31 marzo, sabato 1 e domenica 2 aprile, a Corato il 4 e a Grottaglie il 5 aprile.
NOTE REGIA
Dalla giovanile trovata autopubblicitaria di “fingere la propria morte” alla conquista della vita mondana di Roma, dalla “beffa di Buccari” all’amore travolgente con la divina Eleonora Duse, dalla presa di Fiume all’esilio parigino, dal vitalismo amoroso e guerresco al fastoso crepuscolo del Vittoriale, quella di Gabriele D’Annunzio è stata senza dubbio un’esistenza fuori dal comune. Al centro di velenose controversie e polemiche antipatie, D’Annunzio è stato di certo uno fra i più importanti e discussi personaggi italiani del Novecento: la sua vita è un luogo straordinario dove tutto il nostro paese e il nostro secolo può specchiarsi, capirsi, anche pentirsi. Come ha scritto Piero Chiara, D’Annunzio è «un uomo che seppe in sé riassumere tutto un gusto e tutta una mentalità, la gloria e la miseria del carattere italiano». Gabriele D’Annunzio è la nostra (cattiva) coscienza, il nostro orgoglio e il nostro rimorso; è una forma dell’inconscio dell’italianità.
Cabaret D’Annunzio di questa esistenza incredibile ripercorre, con ironia più che con fedeltà storiografica, i tratti del percorso che D’Annunzio ha compiuto innanzitutto da grandissimo artista della comunicazione.
Avendo compreso infatti, prima di ogni altro e assai in anticipo, non solo rispetto al suo ma anche al nostro tempo, l’importanza delle strategie di comunicazione, D’Annunzio ha fatto propri e utilizzato a suo piacere i medium di massa. Ha così concependo il compimento della propria esistenza come la creazione di una monumentale e indimenticabile Autobiografia.
D’Annunzio ha programmaticamente e continuamente valicato i confini tra la vita e l’arte, incurante delle conseguenze di ciò nell’esistenza altrui, tanto nel privato, quanto nella politica e quindi della storia. La città di Fiume è stata palcoscenico e vittima della più nota delle sue imprese e particolare senso assume questo progetto realizzato con il Dramma Italiano del Teatro Nazionale della città. D’Annunzio è per me il primo di una potenziale galleria di personaggi scomodi della storia e della cultura italiane, ai quali dedicare un ciclo teatrale, che Cabaret D'Annunzio inaugura, e che ha due fondamentali radici: una è la commedia brillante, il teatro di avanspettacolo, di cui nei passati decenni l’Italia è stata fucina; l'altra è il teatro brechtiano.
In uno spettacolo che coniuga musica e prosa, poesia e biopic, dramma didattico e musical, azione e narrazione, questo finto Cabaret si muove con agio tra un genere e l’altro, creando una miscela che vuole divertire, cioè far riflettere, istruire e quindi sorprendere, nel tentativo grandioso e impossibile che il teatro ha sempre sentito come suo specifico: cambiare se non il corso, almeno la lettura della Storia.