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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cultura

Giancarlo GC De Trizio, dalla Puglia a Broadway, New York, e altro ancora

È nato e cresciuto a Molfetta, in Puglia, uno dei batteristi più in voga nella città di New York (USA). Giancarlo è correntemente impegnato nelle produzioni dei più importanti Musical in scena a Broadway: “Hamilton”, “The Lion King” e “The Book of Mormon” (scritto dai creatori di South Park); precedentemente è stato per 3 anni in tour negli Stati Uniti e Canada con gli show “In The Heights” e “The Book of Mormon”: è l’unico batterista Italiano ad aver suonato nei Musical di Broadway.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

" Work hard in silence, let success be your noise " ( Frank Ocean ). Questa una citazione al caso giusto per Giancarlo de Trizio, un ragazzo come tanti altri, ma con un sogno ben preciso: diventare batterista di spicco sulla scena internazionale. Lui il suo sogno l'ha coltivato con grande ardore, sacrificio e umiltà. Siamo amici da molti anni e un giorno, in giro per New York, il centro propulsore del mondo, gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia. Così, in un glaciale sabato pomeriggio di inizio gennaio, al caldo di uno Sturbucks Coffee di Ditmars Blvd ad Astoria nel Queens, è nato questo articolo intervista ad un amico che siamo, noi di Oll Muvi, quelli di I Love Molfetta, orgogliosi di definire Artista. È cresciuto a Molfetta, in Puglia, uno dei batteristi più in voga nella città di New York (USA). Giancarlo è correntemente impegnato nelle produzioni dei più importanti Musical in scena a Broadway: "Hamilton", "The Lion King" e "The Book of Mormon" (scritto dai creatori di South Park); precedentemente è stato per 3 anni in tour negli Stati Uniti e Canada con gli show "In The Heights" e "The Book of Mormon": è l'unico batterista Italiano ad aver suonato nei Musical di Broadway. Ha collaborato con la Pop Star e vincitore di 16 Grammy Awards Sting nel suo musical "The Last Ship", con una performance definita "perfetta" dallo stesso artista. Ha collaborato anche con: Ben E. King (cantautore della famosa "Stand by Me"), Anjelique Kidjo (cantante Africana di fama Internazionale), Alan Silvestri (compositore delle colonne sonore di "Forrest Gump" e "Ritorno al Futuro"), John "JR" Robinson (batterista di Michael Jackson, Quincy Jones e Barbra Streisand), l'artista Americano Billy Porter, le Pop Star Coreane Sohyang e Kim Dong Wook e l'artista greco Pericles Kanaris, con il quale si è esibito in un recente concerto sold out ad Atene. Ha tenuto master class di batteria nelle più importanti università degli Stati Uniti: Musicians Institute, Berklee College of Music, University of South Florida e Universtiy of Central Florida. Si è anche esibito al Blue Note Jazz Festival e al Beantown Jazz Festival. Giancarlo è membro votante della Recording Academy, l'associazione promotrice dei Grammy Awards, e recentemente è stato giudice della Competizione di Batteria più importante al mondo: il "Drum Off." La prima domanda che ci viene da porti: come comincia tutto ciò? Tutto nasce da un desiderio, un obiettivo, all'inizio magari non proprio definito, ma che col tempo diventa sempre più chiaro. Ho cominciato a studiare il pianoforte all'età di 10 anni e per una serie di circostanze fortuite qualche mese dopo mi sono ritrovato davanti ad un rullante (comunemente chiamato tamburo). Sin dall'inizio ho avvertito un feeling particolare con questo strumento: nella sua semplicità esso costituiva l'anima percussiva, il motore, il cuore pulsante dell'orchestra. Fu allora che mi avvicinai allo studio della batteria col maestro Rino Corrieri (attuale batterista di Caparezza) e delle Percussioni presso il Conservatorio di Bari col maestro Beniamino Forestiere. Ho anche studiato con Maurizio Dei Lazzaretti (Sanremo e L. Dalla). Ci risulta che tu abbia studiato presso il prestigioso Berklee College of Music di Boston. Come mai questa scelta? Credo cheil Berklee College sia sempre stato il punto di riferimento più importante per i musicisti che intraprendono questa carriera in tutto il mondo. Conclusi gli studi presso il Conservatorio di Bari, ho avvertito il bisogno di nuovi stimoli: per molti il Diploma di conservatorio costituisce un punto di arrivo, per me è stato il punto di partenza. Fu così che, dopo aver ricevuto una borsa di studio, nel 2010 mi iscrissi al Berklee College of Music di Boston (con mio fratello Enrico) per intraprendere questa nuova avventura. Le difficoltà all'inizio non furono poche: nuova lingua, nuova cultura e un mondo musicale immenso al quale non mi ero mai rapportato. Fortunatamente le sfide non mi hanno mai spaventato ma al contrario stimolato. Mi sono diplomato presso il Berklee in 3 anni con il massimo dei voti (la durata del corso è di 4 anni) e lì "mi son fatto le ossa" che mi hanno consentito di lavorare con successo subito dopo. Ciò che non sapevo all'inizio di questa avventura ma che si è rivelato fondamentale è stata la presenza di una grandecommunity di musicisti all'interno del college. Berklee non è solo una scuola dove imparidagli insegnanti nelle loro lezioni, ma è soprattutto un luogo dove instauri collaborazioni con musicisti di tutto il mondo,che sviluppi in progetti extracurriculari utilizzando le strutture offerte dalla scuola stessa. Penso di aver imparato dagli studenti almeno tanto quanto dagli insegnanti. Dopo Berklee perchè New York? New York è a ragione considerata il centro del mondo, specie a livello musicale. È qui che nascono progetti che poi avranno un'influenza sul panorama musicale internazionale. È più vicina a Boston, più vicina all'Italia (rispetto a Los Angeles, altro importante polo musicale) ed è la sede di quello che si è rivelato essere il mio sbocco professionale principale: Broadway. La vicinanza a Boston ha reso la mia transizione abbastanza graduale. Durante il mio primo anno di residenza a New York ho continuato a lavorare presso il Berklee, "facendo la spola" New York - Boston ogni settimana (4-5 ore di pullman). Nel frattempo ho cominciato ad ambientarmi nella nuova città e ad inserirmi nella vasta e competitiva scena musicale Newyorkese. La mia prima occasione fu un'audizione per il tour Nord Americano del Musical di Broadway: "In The Heights". Questo show era un sogno a livello musicale e batteristico, estremamente complesso, vivo e del tutto innovativo. Superai l'audizione e decisi di partire. Quindi sei stato in tour per un breve periodo? Non cosi breve … ahah. Sono stato in tour negli Stati Uniti e Canada per quasi 3 anni ininterrotti, visitando gran parte dei 50 Stati e collezionando più di 700 performances. Ricordo quando mi recai in ambasciata a Washington, mi chiesero dove risiedessi… la mia risposta fu "in albergo"… la funzionaria incredula mi rifece la domanda e dovetti spiegare che negli ultimi 3 anni la mia residenza era stata: "alberghi in giro per gli USA". 3 anni con 2 tour, il primo "In The Heights", il secondo "The Book of Mormon". Raccontaci un po' dell'esperienza dei tour, come l'hai vissuta, i successi e le difficoltà. Partii pieno di entusiasmo. "In The Heights" è stato il mio primo lavoro di importanza nazionale ed ebbi l'opportunità di farlo qualche mese dopo aver terminato gli studi al Berklee. Ero estremamente eccitato e contento di questo risultato, era ciò che avevo sempre sognato. Suonavo praticamente ogni giorno, anche 2 volte al giorno con un cast ed un'orchestra di alto livello avendo contemporaneamente l'opportunità di visitare gli Stati Uniti. Durante il tour di "The Book of Mormon" ho avutol'opportunità di conoscere i suoi autori, creatori anche di South Park, visitare gli studi dove gli episodi del cartone animato vengono realizzati, e suonare con musicisti di livello internazionale che collaborano con artisti del calibro di: Gloria Estefan, Earth Wind & Fire, Celine Dion, Natalie Cole, Ray Charles, Michael Bublè, Christina Aguilera, etc … In 16 mesi di tour con "Mormon" ho suonato in oltre 500 show: 8 spettacoli a settimana, senza alcuna pausa per le feste. È stata un'esperienza che mi ha fatto crescere molto a livello professionale e personale. Ho imparato a conoscere il mio corpo e i miei limiti. Non potevo permettermi di ammalarmi, perchè suonare con la febbre o altri malesseri non è il massimo … e "the show must go on". Quando sei in tour nessun altro può coprire il tuo ruolo e la produzione fa affidamento su di te al 100%. Fattori come il sonno e l'alimentazione sono essenziali per una performance ottimale. In più i viaggi costituiscono un grosso stress: passavamo da estate ad inverno volando da una costa degli Stati Uniti all'altra, e il corpo non è abituato a questo tipo di spostamenti con tanta frequenza. Nello stesso periodo sono anche diventato testimonial di alcune delle più importanti case produttrici di batteria e accessori: Pearl, Zildjian, Vic Firth e Remo. Da come la descrivi sembra un'esperienza eccitante ma molto impegnativa. È stata una tua scelta quella di lasciare il tour dopo 3 anni? Si, decisamente! Avevo bisogno di fermarmi un attimo per riorganizzare le idee:credo sia importante per un musicista affrontare continuamente nuove sfide, progetti e situazioni;lo trovo necessario per mantenersi artisticamente vivi. Perciò decisi di lasciare il tour e tornare nella Grande Mela. Com'è stato il ritorno a New York? All'inizio non semplicissimo. New York è una città estremamente competitiva. Gente da tutto il mondo viene qui per inseguire sogni e successo e ognuno di loro dà il massimo nel proprio settore. L'esperienza, la crescita professionale e la reputazione acquisita in tour mi hanno aperto le porte di Broadway. Negli ultimi anni ho suonato nei Musical di maggior successo: "Hamilton", "The Book of Mormon", "The Lion King" e "The Last Ship" con Sting. Com'è stata l'esperienza con questi importanti show e con Sting? Il livello a Broadway è estremamente elevato e con esso le aspettative di produttori e direttori musicali. Uno show di successo a Broadway incassa mediamente dai 2 ai 3 milioni di dollari a settimana e ogni performance deve essere perfetta: un errore o due potrebbero mandarti a casa… A differenza del tour (dove suonavo lo stesso spettacolo 8 volte a settimana), a New York suono in diversi Musicalogni settimana,con direttori d'orchestra, band e cast differenti. È estremamente gratificante e stimolante esser parte di diversi progetti musicali nell'arco di una settimana o anche di un giorno solo. È questa una delle ragioni principali per cui adoro questa città. Suonare con Sting è stata un'esperienza eccezionale. Ricordo la prima volta quando si avvicinò a me per conoscermi (senza preavviso): rimasi pietrificato. Col tempo fortunatamente mi sono sentito più a mio agio… Sono sempre stato un suo grande fan e avevo sentito la sua voce migliaia di volte nei dischi. Sentire la sua voce, questa volta dal vivo nelle mie cuffie, insieme al suono della mia batteria è stato qualcosa di indescrivibile… non ci credevo… Sembra che tu sia riuscito a realizzare tutti i tuoi sogni. Da quanti anni sei negli States e cosa prospetti per il tuo futuro? Non posso negare che le soddisfazioni sono state innumerevoli e molti degli obiettivi che mi ero prefissato sono stati raggiunti. Però ogni volta che un obiettivo viene raggiunto ne nasce un altro… Sono qui da più di 9 anni e intendo rimanerci per un bel po'. Da qualche anno ho cominciato a lavorare con artisti internazionali con uno dei quali mi sono esibito recentementein un grande concerto presso il Pallas Theater di Atene. A breve conto di completare il mio studio di registrazione e mi piacerebbe lavorare con artisti in altre parti del mondo. Oggi la tecnologia rende queste collaborazioni estremamente più fattibili e meno costose che in passato. Mi piacerebbe tornare in Italia più spesso, collaborare con artisti del panorama nazionale, tenere masterclass di batteria: sono stato molto fortunato nel mio percorso per aver incontrato degli ottimi insegnanti; adesso sento il dovere di dover trasmettere le conoscenze acquisite agli studenti più giovani. La tua storia speriamo sia d'esempio e spunto per quanti come te (e sono pochi) hanno avuto e hanno il coraggio di rischiare per inseguire i propri sogni. Credo la tua storia renda ben chiaro il concetto del "never give up". Grazie Giancarlo la tua città "Molfetta" è sinceramente orgogliosa di avere un talento come il tuo in uno stato come l'America. A presto.

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