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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

“Trame d’assenza” di Davide Uria

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

Per molti l’arte è un dono, per altri una conquista, per qualcuno è addirittura una condanna. Quel che sembra essere certo è che quando c’è e fa parte dell’essenza di chi la possiede, diventa totalizzante, scandisce ogni attimo vissuto e si sovrappone alla vita stessa. Davide Uria, per esempio, ha dovuto presto fare i conti con quello che significa essere un artista eclettico e versatile. L’arte si è presentata davanti alla porta di casa sua sotto forma di parole e versi e allo stesso tempo nelle sembianze di linee di carboncino, in cerca di un foglio bianco su cui essere tracciate. Uria, classe 1987, è un poeta e un illustratore di Trani. Dopo aver raggiunto il podio del concorso nazionale di poesia “Segni di Appartenenza”, egli si diploma in Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Bari e continua parallelamente a scrivere a disegnare. Proprio quest’anno la casa editrice viterbese Augh! Edizioni, specializzata nella valorizzazione di artisti emergenti, permette a Davide di pubblicare la silloge poetica Trame d’Assenza. La raccolta poetica, dedicata ai sognatori, a chi lotta e a chi non perde la speranza, contiene più di cinquanta componimenti in versi liberi, tutti accomunati dalla figura di un io lirico che contempla la natura, la interroga e la respira a pieni polmoni, fino a diventarne parte: gli occhi diventano stelle, ad esempio, e le braccia rami spogli tesi verso il cielo (Se mi cerchi/sono tra le foglie leggere/a misurare il vento/ a rintracciare le soglie di questo cupo inverno). Il confronto con gli elementi naturali è un pretesto per guardarsi dentro, per fare i conti con la solitudine, il disagio e l’assenza. Proprio quell’ assenza che è talmente prepotente da divenire concreta. Un’assenza che diventa presenza, insomma, e si materializza nelle fitte trame poetiche tessute dall’autore. L’unica soluzione all’assenza, la sola possibilità di riscatto dalle inquietudini dell’anima sembra essere qui il contatto con l’altro, con l’alto e soprattutto con la poesia. “Ho fatto tesoro di parole mai pronunciate/in loro trovo riparo, conforto” dice Uria nella poesia Giorni.

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