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Ok del governo al piano di salvataggio per la Popolare di Bari: sul tavolo 900 milioni. Emiliano a Conte: Regione pronta a contribuire

Via libera del Consiglio dei Ministri al decreto legge per fronteggiare la crisi dell'istituto di credito barese. Intanto in serata il governatore ha scritto al premier: "Tuteleremo con ogni mezzo mezzo azionisti, correntisti, dipendenti e creditori"

Un intervento fino ad un massimo di 900 milioni di euro (per ricapitalizzare Mediocredito Centrale), finalizzato alla creazione di una banca pubblica di investimento. Ruota intorno a questi punti salienti il decreto legge sul salvataggio della Banca Popolare di Bari  che in serata ha ottenuto il via libera del Consiglio dei Ministri, appositamente riunitosi per esaminare le misure legate alla crisi dell'istituto di credito barese.

I passi per il salvataggio della Popolare di Bari

Secondo quanto riferiscono fonti di governo citate dall'Adn Kronos, il governo prevede di creare una Banca di Investimento, con la ricapitalizzazione fino a 900 milioni di euro di Mediocredito Centrale attraverso Invitalia, dedicata principalmente al Sud. La cifra sul tavolo, di 900 milioni, è un fondo di garanzia pari alle coperture stanziate precedentemente per il salvataggio dell'istituto ligure Carige. Nel caso di un intervento sulla Popolare di Bari, il Ministero dell'Economia - ricostruisce l'Adn Kronos - emetterà un decreto attuativo una volta ascoltato il parere del Parlamento. Se dovesse accadere, l'istituto verrebbe inglobato da Mediocredito Centrale e, attraverso un secondo decreto, trasformato in una Banca pubblica di Investimento. 

Emiliano a Conte: "Regione pronta a intervenire"

Intanto, prima dell'inizio della riunione, il presidente della Regione, Michele Emiliano, rende noto di aver fatto pervenire una lettera al premier Conte. "La Regione Puglia - sottolinea Emiliano - tutelerà con ogni mezzo azionisti, correntisti, dipendenti e creditori della Banca Popolare di Bari che deve continuare regolarmente la propria attività di raccolta del risparmio e di impiego a sostegno delle aziende e delle famiglie pugliesi e italiane. A tal fine la Regione Puglia è disponibile - se il Governo lo riterrà necessario-  anche ad un intervento diretto nel capitale della compagine che dovrà condurre il salvataggio della Banca".

"L’amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Bari, pur giustificata dalla situazione di perdite in cui versava l’azienda , non può che suscitare nel territorio dubbi e serie preoccupazioni che mi permetto di rappresentarLe, certo di attirare la Sua attenzione nella Sua qualità di giurista, accademico e uomo del Meridione", afferma il governatore nella lettera. "Una ipotesi di salvataggio, di cui parla la stampa ed allo studio del Governo sembra evocare il conferimento dell’azienda BPB in una società capitalizzata da Mediocredito Centrale e dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi. Se così fosse, i 70.000 soci della Banca, i quali legittimamente aspirano ad una forma, sicuramente non integrale, ma del pari non simbolica, di ristoro del valore delle azioni sarebbero ulteriormente depauperati e si riprodurrebbe a scapito del territorio, una situazione corrispondente a quella che si è verificata per le due Popolari venete. Inoltre, il rischio che è in questo modo scompaia del tutto l’unica banca indipendente del Centro Sud, che sempre ha svolto, sua pure con le criticità sotto gli occhi di tutti, un importante ruolo di sostegno a favore della imprenditoria del Mezzogiorno. Come è noto la Banca Popolare di Bari ha sempre sostenuto il sistema imprenditoriale centro meridionale e la preoccupazione è che una gestione commissariale ispirata a criteri prudenziali ma quasi liquidativi possa portare e ad interrompere le linee di credito concesse ad importanti aziende del Centro e del Meridione così creando un effetto di sistema sicuramente devastante. Infine non Le nascondo, signor Presidente che una gestione del personale che non tenga conto delle complessità e delle istanze di protezione sociale nei confronti dei circa 3.000 dipendenti avrebbe un ulteriore effetto di impoverimento delle famiglie e del territorio. La crisi della Banca, sicuramente imputabile anche a gestioni non adeguate, è stata accelerata dal mancato compimento della conversione delle DTA (imposte differite) in credito di imposta, provvedimento voluto dal precedente Governo e forse non adeguatamente supportato in sede comunitaria per ottenerne lo sblocco. Se tali valori fossero recuperati, mi permetto di rappresentarLe che, nell’ottica del provvedimento da le fortemente voluto come Capo del precedente Governo, essi apparterebbero ad aziende del Sud ed ai loro tanti soci, evitando che vadano a vantaggio di ipotetici cavalieri bianchi non radicati sul territorio. Bisognerebbe altresì esorcizzare il rischio che una dispersione degli attivi deteriorati a prezzi stracciati possa portare a beneficiare eventuali speculatori professionali sottraendo ulteriore valore al territorio". Nel parlare delle soluzioni per la crisi della BdB Emiliano chiede "per i dipendenti, il ricorso a forme di solidarietà e di “scivoli” mediante finanziamento ed utilizzo di fondi di solidarietà che incentivino i meno giovani all’esodo e preservino le professionalità esistenti in azienda"; "l’individuazione di strumenti di tutela dei soci (azioni gratuite e strumenti finanziari partecipativi) che permettano ai vecchi azionisti di godere di eventuali attività latenti o plusvalenze di prossima realizzazione (penso alle famose DTA da convertire in credito di imposta o ai crediti deteriorati)"; "la creazione di una banca del Mezzogiorno con un forte nucleo di stabilità anche con l’apporto di capitale pubblico nazionale e regionale (se possibile) e con adeguata rappresentatività del territorio; il capitale di tale Banca potrebbe essere sottoscritto anche dalle due Popolari pugliesi nonché dalle altre Popolari centro meridionali, eventualmente assegnando ai soci di queste ultime le azioni assegnate alle banche conferenti con appropriati meccanismi giuridici"; "una gestione attenta ma non penalizzante dei crediti in carico alla Banca evitando di mortificare le imprese fino ad ora finanziate e provocarne la crisi o il dissesto".

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