Lo Spillo | Liste civiche o personali?
Riflessioni sparse sulla città (e non solo) - Rubrica a cura di Antonio Scotti
Non ci sono elezioni comunali senza liste civiche. Che i cittadini si organizzino dal basso per formare una lista in grado di presentarsi alle elezioni è argomento tanto nobile quanto auspicabile. Ma che le liste civiche nascondano spesso interessi trasversali a correnti miste di questo o quell’altro partito è cosa tanto frequente quanto deprecabile. Si fa un gran parlare in questi giorni del ruolo che le liste civiche avranno prossime amministrative. Il sindaco Decaro ne presenterà probabilmente due, in continuità con il passato. Ma nel ginepraio di voci sembra che di liste civiche ce ne saranno tante, sempre più schiacciate sul personalismo di alcuni esponenti politici e poco agganciante ai percorsi politici. Le domande sono sempre le stesse: Che peso specifico avranno? Da chi saranno composte? Come avverrà il reclutamento? E come può una lista civica non ancora formata essere al centro dei negoziati per governi presenti o futuri? Difficile rispondere a queste domande se non si guarda al contesto generale che la politica locale (e non solo) sta attraversando. Il trasformismo fa da padrone, i cambi di casacca sono all’ordine del giorno e le rendite di posizione consolidate trasformano tutto in una disputa di potere, senza che vi sia alcuna forma espressiva di conflitto.
Una cosa però la si potrebbe chiedere e pretendere. Si facciano le liste civiche, ben vengano. Ma non fatene strumenti di ripiego di chi cerca di conquistare lo strapuntino di governo. Siano, invece, lo specchio dell’emersione delle eccellenze, delle idee, della società civile che vuole impegnarsi, delle forme di cittadinanza attiva già presenti, di chi fa politica da anni sia nelle sezioni che attraverso il lavoro quotidiano in cui si è impegnati. Si costruiscano occasioni per formare una classe dirigente nuova, competente e capace di visione. Evitate di costruire insegne nuove per negozi vecchi. O quanto meno evitate di confondere il civismo con il partito personale. E’ un’altra cosa e sarebbe bene che almeno questo gli elettori lo comprendano: sarebbe la migliore lezione di civiltà.