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"La malattia mi richiama in trincea, ma non rinuncio al mio impegno"

Su Facebook l'assessore alla Mobilità Guglielmo Minervini parla della sua battaglia contro il cancro. "Proseguo il mio impegno nella politica. Perché agire per il cambiamento è il mio modo di sentirmi vivo"

"E così la malattia, un subdolo cancro, mi riconvoca in trincea. Ci ritorno, certo malvolentieri, ma ancora una volta carico di tutte le energie e senza alcun dubbio sostenuto da una fortissima voglia di farcela".

In un messaggio pubblicato su Facebook, l'assessore regionale alla Mobilità Guglielmo Minervini parla apertamente della sua malattia, della lotta contro il cancro che combatte da qualche mese. Da qualche giorno, infatti, Minervini ha intrapreso un nuovo ciclo di chemioterapia, dopo il primo già affrontato nei mesi scorsi. Parla della sofferenza, della fragilità cui la malattia inevitabilmente costringe, ma dalle sue parole emerge soprattutto un sentimento: la voglia di non arrendersi e di portare avanti i suoi impegni, come ha già fatto in questi mesi.

"Ho capito che, anche dinanzi a lei, alla malattia, - scrive Minervini - resta salda una certezza: può spogliarti di tutto ma non di quello che hai vissuto e vivi con pienezza. Quello resta e niente può portarlo via. Ecco perché proseguo il mio impegno nell'amministrazione e nella politica. Perché agire per il cambiamento è il mio modo di sentirmi vivo. Perché partecipare alla sfida per rendere più giusta e vivibile la realtà, a partire dalla sua parte esclusa e più vulnerabile, è il mio modo per non perdere il filo del senso dell'esistenza. Perché nemmeno la malattia del potere è riuscita a sedurre la voglia di rendere testimonianza che è possibile praticare una politica così, proprio così con spirito di servizio alla comunità".

"Il mio unico obiettivo - continua - è trasmettere un suono, uno solo, che evochi la politica come indispensabile spartito con cui creativamente imbastire il nostro comune destino. Uno spartito nobile e pregiato, perché riguarda la vita di tutti, che richiede estro ma anche una solidissima tensione morale. Non so quale ruolo, quali responsabilità e quali tempi saranno riservati dal mio destino.  Non lo so e, in fondo, ora non interessa. So, però, che ci sono, voglio esserci. Che prenderò parte, in un qualche modo, all'impegno che insieme abbiamo assunto per non interrompere questa straordinaria stagione di speranza. So, però, che non rinuncio affatto a dare il mio contributo, con ogni sforzo, per impedire che questo patrimonio di esperienze passi dalle mani dei tanti che l'hanno costruito, con fatica e tenacia, alle mani di pochi.  So, però, che serve il contributo di ciascuno, anche del mio, per affermare definitivamente che la Puglia, come il paese, può farcela solo se si convince che c'è bisogno di una società che cresca nella consapevolezza piuttosto che del solitario che occupa solitario gli spazi sconfinati del potere. So che ce la faremo solo con un noi più esteso e diffuso e condiviso e partecipato. Mi sento solo un io in questo noi".

"Ci sono, - conclude - come cittadino innamorato della vita e della propria terra. Con l'esclusivo scopo di lasciare un buon profumo. Di autentico. Ne abbiamo bisogno. Disperatamente, per non smarrire il bandolo della matassa".

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