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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Galoppino delle lobby", manifesti contro Fabiano Amati a Bari: "Ho denunciato alla polizia, non mi faccio intimidire"

E' lo stesso consigliere regionale, ex sfidante di Emiliano alle primarie del centrosinistra, a denunciare l'accaduto in una nota: nei manifesti comparsi in città, viene richiamata la campagna pubblicitaria dell'Eni per attaccare Amati

“Ho denunciato alla Polizia di Stato l’affissione a Bari di manifesti murali con cui mi si accusa di contiguità con non meglio specificate ‘lobby’ industriali e multinazionali dei veleni. Non mi farò ovviamente intimidire; la mia posizione rimane sempre in favore della prova scientifica e dell’ambientalismo tecnologico”.

Così, in una nota, il consigliere regionale Fabiano Amati, ex sfidante di Emiliano alle recenti primarie del centrosinistra, commenta l'affissione di alcuni manifesti comparsi nelle strade della città, che lo vedono suo malgrado protagonista.

“I manifesti murali sono stati affissi in numerosi punti della città, con la firma di un gruppo impegnato nel sostenere posizioni anti-Scienza. Il manifesto riproduce la mia foto con richiami grafici alla recente campagna pubblicitaria ‘ENI + 1’ e il seguente testo: ‘Eni + Fabiano è peggio di Eni. Liberiamo la politica dai galoppini delle lobbies. Fuori le multinazionali dei veleni dalla ricerca. Liberiamoci dall’inquinamento. Per una riconversione ecologica dell’economia, sotto controllo operaio e popolare’. Purtroppo – prosegue Amati –, viviamo tempi in cui si prova a trasformare l’ecologia in ideologia, con toni esaltati ed esasperati, per il raggiungimento di finalità di lotta politica e di potere”.  “E tutto questo – prosegue - servendosi di un linguaggio allusivo e diffamatorio, cioè provando a fare ‘bottega col pubblico spavento’ – crea un formidabile paradosso: contestare le attività di tutela ambientale con rimedi tecnologici e metodi suggeriti dalla Scienza, per lasciare spazio a distruzione, inquinamento e rischi di contagio. Un’ideologia, insomma, che si rifiuta di ammettere che l’economia circolare è un imponente sistema industriale, che la transizione verde è un giusto e costosissimo processo di sostituzione delle risorse e che nessun uomo è disponibile a rinunciare alle libertà conquistate attraverso il progresso. E su questo – conclude - sarebbe bello se la lingua di tutta la classe dirigente fosse più sciolta e sempre meno di legno”. 

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