Diario di un'attesa
Ore 8,30: sono alla fermata AMTAB, con un’ora abbondante d’anticipo, per raggiungere il posto di lavoro!
Sono tranquilla, perfettamente consapevole degli enormi problemi della viabilità cittadina ed, in essa,del trasporto pubblico:lo stato di deficit economico in cui versa l’azienda, la vetustà delle sue vetture, la scarsa consapevolezza di vivere all’interno di una società con diritti e doveri da rispettarsi. La tabella “statica” che annuncia gli orari, ancora solo cartacea dato che in epoca telematica non siamo in grado di coprire una piccola realtà urbana qual’ê Bari con un sistema automatico di rilevamento per il passaggio del trasporto pubblico né di mantenerlo al sicuro dai vandali all’interno del circuito cittadino, è solo indicativa. Troppe variabili per il rispetto degli orari pubblicizzati: lunghezza del percorso, caos urbano, scarso senso civico degli utenti della strada. Mezzi privati di ogni genere passano sotto i miei occhi in cerca di un autista conosciuto cui poter chiedere uno strappo fino al punto più prossimo al mio luogo di lavoro, sono un avvocato, ho udienza solo al Tribunale Civile, dovessi raggiungere la sede del Giudice di Pace al San Paolo …, un’ unica linea mi collega al Palazzo di giustizia. Non un viso conosciuto, devo aspettare con pazienza. I minuti scorrono e si avvicina, pericolosamente, il momento in cui dovrei essere in aula, pronta alla discussione.
Noto il passaggio di molte macchine con il solo autista. Mi chiedo quale sia il loro percorso, da dove partano e dove arrivino e non posso non pensare che, sebbene costretti all’uso del mezzo privato da un trasporto pubblico deficitario, per non dire inesistente, quest’uso è uno spreco che potrebbe, con un impegno minimo, essere evitato. Il pensiero corre ai “percorsi” preferenziali, quale quello adottato una decina d’anni fa, fra tante proteste della cittadinanza anche mie --non lo nego-, che vedeva il traffico privato, su certe vie periferiche in entrata o in uscita dalla città, inibito. Altra considerazione mi sovviene: la scarsa educazione civica. L’incapacità di guardare al di là del proprio orto, pronti a trovare giustificazione ad ogni azione con un semplice “tanto mi sbrigo subito”: così macchina in seconda fila per un caffè al volo, parcheggio su un angolo per “rapida” entrata ed uscita in un negozio, macchina in area sosta bus per un “salto” in tabaccheria. Vero, non è facile parcheggiare correttamente, pochi spazi molte auto, ma la sosta selvaggia non può che incrementare il caos automobilistico.
Il tempo, inesorabile, scorre. Dovrei essere in udienza, invece sono ancora alla fermata; finalmente, dopo un’ora d’attesa, eccolo il bus che attendevo: salgo e, per correttezza, avviso del ritardo la Collega. Aspetto per affermare “anche oggi è andata …”.
Atala Pontrelli