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New Mater Volley, l'intervista al ds Primavera: un uomo "controcorrente"

Dopo il presidente Carpinelli e l'allenatore Monti, abbiamo raggiunto in esclusiva il direttore generale e sportivo del club gialloblu Vito Primavera. Ecco l'intervista integrale di uno dei capisaldi del volley pugliese

Vito Primavera è nel mondo del volley da oltre un decennio: per dieci anni direttore sportivo della Prisma Taranto, da due anni ricopre il ruolo di direttore generale e sportivo della New Mater Castellana Grotte. In attesa del raduno del club di via Orazio, fissato l'8 agosto, abbiamo raggiunto telefonicamente il dirigente barese, una persona che fa della responsabilità il credo del suo lavoro e, per questo, 'controcorrente' rispetto a molti uomini pubblici dello sport.

Sig.Primavera, in una recente intervista si è detto soddisfatto del mercato sebbene la New Mater ha vissuto un periodo di incertezza relativa al fatto che c'era la possibilità che la squadra venisse ripescata per la A1. Ha qualche piccolo rimpianto o cruccio relativo al mercato per tale motivo?
"Rimpianti no perché le situazioni che abbiamo vagliato e cercato sono andate quasi tutte a buon fine. Lo spartiacque del nostro mercato è stato l'acquisto di Cazzaniga in quanto, essendo un italiano di livello assoluto, poteva darci tranquillità sia per l'eventuale A1 che per l'A2. Nel momento in cui l'abbiamo acquistato abbiamo avuto più serenità per completare la squadra senza grandi difficoltà visto che, in caso contrario, ci saremmo trovati in una situazione problematica per la regola dei due stranieri vigente in A2. Per noi che avevamo 4-5 atleti stranieri sotto contratto, la difficoltà è stata quella di sistemare la situazione relativa a quest'ambito e quindi posso dire che l'unico ostacolo che abbiamo trovato in sede di mercato è stato quello di sistemare a livello contrattuale questo esubero. Per il resto, abbiamo Milushev, Rodriguez che è restato con noi e abbiamo preso Maric che è un altro bombardiere: di sicuro siamo contenti e non abbiamo grandi crucci. Per la A2 è una squadra che non pensavamo nemmeno di poter confermare".

Alcuni li ha tirati in ballo lei come Cazzaniga, Maric e Rodriguez, altri, come Elia e Salgado, li aggiungo io: se dovesse dire qual'è stato il fiore all'occhiello del mercato della New Mater, chi indicherebbe?
"Premesso che aggiungerei anche la riconferma di Cicola, uno dei migliori liberi della scorsa stagione, secondo me è difficile dirne uno in particolare. Abbiamo 4-5 atleti che sono sullo stesso livello. L'obiettivo per la prossima stagione è avere un gruppo di atleti che lottino per la squadra perché come individualità ne abbiamo tante ma, proprio perché sono troppe, bisogna far sì che il gruppo giochi veramente per il bene comune. Potrebbe sembrare una cosa scontata ma in realtà non lo è visto che chi vive quotidianamente la gestione del gruppo sa che a volte gli atleti si preoccupano dei loro risultati personali piuttosto che quelli di squadra. Quest'anno il nostro obiettivo è quello di vincere e importa poco se gioca Maric, Rodriguez o Castellano (schiacciatore ex Ravenna, n.d.r.), anche lui giocatore importante, che ha vinto due campionati negli ultimi anni. Se dovessi indicare il fiore all'occhiello, forse indicherei il tecnico Monti perché dopo un quarto posto in A1 sicuramente è stato un acquisto molto importante".

Ci permette di dire che Castellana è stata la regina del mercato?
"Lo permetto perché non siamo stati noi a dirlo ma voi giornalisti e tutti gli addetti ai lavori. Noi siamo orgogliosi di questo primato ma fra poco sarà il campo a parlare e toccherà a noi, al mister e ai ragazzi confermare quanto si è fatto 'negli uffici', per così dire...".

Conosceva Luca Monti prima che si insediasse a Castellana?
"L'ho conosciuto tanti anni fa in Olanda: eravamo insieme lì io per il Taranto, lui per Milano, società della quale era vice allenatore. Non lo conoscevo, però, come ho avuto modo di conoscerlo in questo periodo a Castellana: ho avuto la conferma di quello che pensavamo ossia che la società ha fatto un'ottima scelta".

Secondo lei quali sono i suoi punti di forza?
"Sicuramente la determinazione e la schiettezza. E' una persona diretta, che non usa mezzi termini e parla in faccia alla gente e questo, dal punto di vista della gestione, lo agevola perché non gira intorno ai problemi. In più, sicuramente il suo bagaglio d'esperienza: è un allenatore per il quale parlano i risultati. Ha sempre fatto bene quando è stato in A2 con Crema ma anche a Milano, come assistente in nazionale e l'ultima esperienza di Monza è, a mio avviso, un successo enorme perché migliorare un sesto posto ereditato da Berruto l'anno precedente non era decisamente facile. Credo che sia un allenatore che ha poco da dimostrare".

E le differenze con Gulinelli, anche lui autore di una gran seconda parte di stagione a Castellana lo scorso anno?
"Luca è un tipo più vicino alle nostre caratteristiche. Flavio (Gulinelli n.d.r.) è una persona più equilibrata, dal carattere quasi nordico mentre Luca, pur essendo di Pavia, è una persona molto diretta, immediata e goliardica, più vicina a noi dal punto di vista temperamentale. Dal punto di vista tecnico, non posso dire nulla perché con Luca ci lavoro da solo un mese e quindi è presto per cogliere sostanziali differenze".

Chiudo con una domanda 'personale'. L'anno scorso c'è stato un aspetto che mi ha colpito molto della sua figura, soprattutto durante il girone d'andata, estremamente difficile per la New Mater: lei si è sempre presentato davanti ai microfoni prendendosi spesso le responsabilità di quanto succedeva in un mondo, come quello dello sport, dove ci si trincera dietro i silenzi stampa o ci si affanna alla ricerca di un capro espiatorio. Questo suo aspetto 'controcorrente' a cosa è dovuto?
"Io ritengo che quando si lavora bisogna assumersi le proprie responsabilità. E' chiaro che, in alcuni momenti, mi sono assunto più responsabilità di quelle che realmente mi spettassero e molti, come voi che avete esperienza, questo lo avete capito. Come non era colpa mia quando abbiamo fatto quattro punti nel girone d'andata, così non è stato merito mio quando ne abbiamo fatti ventiquattro al ritorno, seppure fossero gli stessi atleti che avevo contribuito ad acquistare. Il mio comportamento in fase di gestione non è cambiato nel passaggio da Lattari a Gulinelli. Io penso che chi lavora ci deve mettere la faccia e ritengo che la cosa più corretta sia quella di dire la verità e assumersi le proprie responsabilità perché non è giusto scaricare le colpe sulla proprietà o sulla società che di colpe, in realtà, non ne ha. Mi sembrava giusto prendere le mie colpe anche se, alla fine, nessuno ha detto che la squadra del girone di ritorno era la stessa del girone d'andata. E' la legge dello sport: se le cose vanno bene, i meriti sono dei giocatori, se vanno male le colpe sono dell'allenatore e dei dirigenti. Siamo abituati a questo, abbiamo le spalle larghe e andiamo avanti".
 

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