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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Colantuono si presenta: "Impossibile dire no a Bari. Voglio carattere e abnegazione"

Il successore di Stellone è stato presentato alla stampa: "A una piazza come questa non si può dire no, a prescindere dalla categoria. La classifica non è brutta ma bisogna cambiar rotta"

La sconfitta di Latina ha segnato l'avvicendamento tra Roberto Stellone e Stefano Colantuono sulla panchina del Bari. Il nuovo allenatore biancorosso, che ha già diretto tre sedute d'allenamento nei giorni scorsi, è stato finalmente presentato alla stampa. Presentato per modo di dire, visto che il suo curriculum parla da solo: dopo anni di gavetta nelle serie minori con le squadre di Gaucci è stato protagonista guidando squadre importanti come Atalanta (dove ha trascorso complessivamente 7 stagioni), Palermo, Torino e Udinese. 

Ad introdurre brevemente il tecnico romano, ci ha pensato il presidente Cosmo Giancaspro: "Il campo è giudice - ha esordito il patron biancorosso -. Purtroppo i risultati fino ad oggi non sono stati in linea con quanto preventivato e col ds abbiamo pensato fosse il momento di dare una scossa notevole alla situazione che si era delineata". Poi il commiato a Stellone una spiegazione sul perché le cose non hanno funzionato: "Lo ringrazio per il lavoro svolto fin qui. Veniva da risultati importanti, forse nel contesto barese non ha trovato una immediata collocazione, cosa che non gli ha consentito di affrontare con serenità il nostro futuro. Abbiamo condiviso questa scelta dolorosa, perché il nostro intento è quello di costruire una famiglia con lui. Il primo arbitro è il campo". Infine Giancaspro ha precisato i motivi che hanno portato alla scelta di Colantuono: "Abbiamo puntato su una persona di esperienza, sono onorato di conoscerlo. Ha scelto di venire qui perché ritiene Bari una piazza di alto livello e quindi in linea con le sue aspettative".

Poi è toccato proprio a mister Colantuono prendere la parola: "Ringrazio la proprietà per aver scelto me. Ho allenato quasi sempre in A, tuttavia esistono piazze che quando chiamano non si possono rifiutare, a prescindere dalla categoria. Bari è una di queste. Io ho avuto modo di conoscerla sia da calciatore, sia da allenatore. Ricordo che venni a vedere un Bari-Parma, ai tempi di Conte. Oltre il risultato, mi colpì la presenza della gente, pensai che mi sarebbe piaciuto lavorare qui prima o poi, e oggi ne ho l'opportunità. Faccio un saluto sincero e solidale a Stellone, quando qualcosa non va siamo i primi a pagare. E' un bravo allenatore anche se ha iniziato da poco, avrà modo di rifarsi, sono incidenti di percorso che aiutano a formarsi".

Il tecnico si è poi concesso alle domande dei giornalisti. Ecco le sue risposte:

In queste settimane ha visto qualche partita del Bari? Che idea si è fatto?
"Intanto il Bari lo avevo visto perché quando non lavori ciò che fai è principalmente vedere partite. Il contesto attuale va sistemato, altrimenti non sarei qui. Siamo leggermente indietro rispetto ai programmi iniziali ma c'è tempo. Conoscete il campionato, è chiaro che ora non bisogna restare ulteriormente indietro. Ho vissuto campionati di B dagli esiti imprevedibili, ci vuole pazienza. Non si può rimanere troppo indietro, ma nel girone di ritorno c'è modo di recuperare".

Come giocherà il suo Bari?
"Spero bene, spero riesca ad associare le due fasi. Voglio una squadra aggressiva e intensa, è questo che abbiamo provato in questi giorni. Non c'è nessun riferimento al lavoro di Stellone. In questi casi sembra che chi arriva voglia stravolgere tutto. Per ora ho chiesto più intensità, ho chiesto la ricerca di alcune cose, visto che abbiamo qualità".

Il Bari ha le potenzialità per la promozione?
"Per me sì, però ci sono tanti fattori esterni. Il Verona per ora fa un campionato a parte, quella posizione sembra assegnata. Noi siamo attardati, ma dobbiamo ritrovare il modo di riattaccarci alle posizioni che contano e stare agganciati alla zona play-off". 

Vuole un Bari simile a lei?
"Me lo auguro, bisogna dare un senso diverso. Il Bari è stato penalizzato in trasferta, fuori casa è mancata un po' di attenzione e concentrazione. Bisognerà cambiare il trend fuori casa. Abbiamo gare difficili ma dobbiamo farle bene. Tutte quelle che saranno le nostre fortune dovremo farle passare da noi. La spinta che possono darci i tifosi non ce l'ha nessuno. A Frosinone c'erano quasi 2000 baresi. Dobbiamo riportare la gente a tifare per noi".

Cambierà modulo? Farà attenzione all'inserimento dei giovani?
"Vediamo, abbiamo tanti step da inseguire.  I giovani ci sono, io però non guardo la carta d'identità. Devo vincere le partite, questo è il mio obiettivo. Non conta l'età. In Serie A si puntava alla salvezza e alla valorizzazione. Qui abbiamo una richiesta forte: salvarsi è diverso dall'andare a vincere. Se passeremo con i giovani ben venga, se sarà grazie agli esperti meglio ancora. Sistema di gioco? Abbiamo lavorato col 4-4-2 che i ragazzi già conoscono e con il 4-3-3. Il calcio è questo, se attacchi con tanti hai possibilità di far goal. Stiamo provando, poi vedremo".

C'è rabbia da parte dei tifosi. Qual è il termometro dello spogliatoio?
"I tifosi non hanno fatto nulla di strano, è normale ci sia delusione. I giocatori devono capire che ci sono delle responsabilità condivise. Devono sentirsi dispiaciuti perché è andato via l'allenatore, al tempo stesso, il tempo stringe. Stiamo facendo allenamenti di grande ritmo, hanno ricevuto i messaggi. Ho fatto solo tre sedute fino ad ora ma ho già cercato di trasmettergli qualcosa".

Bari come si colloca nella sua carriera?
"Non penso alla categoria. Sono venuto qui per fare bene. Potevo aspettare altre chiamate ma ci sono società e squadre a cui non puoi dire di no, a prescindere dalla categoria come fu ad esempio con il Torino. Ho lavorato in piazze importanti, pur non essendo mai stato in una big". 

Conosce molto bene Brienza e De Luca...
"Non solo... Ho avuto anche altri giocatori come ad esempio Basha e Cassani. De Luca è un ragazzo particolare per me, l'ho fatto esordire in A. Sa cosa penso di lui, sa cosa deve fare per ritagliarsi spazio. Non faccio sconti a nessuno, chi mi dà gioca. Tutti devono sentirsi dentro al progetto, bisogna essere squadra. Ciccio? Con lui ho un rapporto speciale, ho cercato di portarlo con me sempre. Ha qualche annetto ma per questa categoria è un lusso. Credo che abbiamo una rosa che possa rimettersi in discussione. I ragazzi devono ritrovare fiducia nei propri mezzi. Chi mi conosce meglio sarà di grande aiuto".

C'è già qualche reparto o qualcosa su cui vuole lavorare in particolare?
"Non voglio mettere in cattiva luce nessuno. Ho rispetto per i miei colleghi. Noi dobbiamo fare ciò che a me piace fare. Ho dei concetti che vanno espressi sempre per quanto riguarda l'abnegazione e la voglia di lottare. Ci saranno partite in cui giocheremo male o soffriremo. Bisogna farlo assieme e cercare di strappare sempre il risultato".

Su cosa deve puntare il Bari?
"La classifica non è bruttissima. Ci sono solo 4 punti dall'ottavo posto. Possono diventare tanti se non ci mettiamo in testa di rimtterci in carreggiata, saranno pochi se saremo bravi a leggere la situazione. Bisogna puntare sulla voglia di fare. Iniziamo a fare una partita gagliarda. Questa squadra può giocarsi un posto nei play-off, ma bisogna dare gas, gli altri camminano. Poi strada facendo il quadro potrà essere più chiaro".

Pensate già al mercato di gennaio?
"Cambiare per cambiare non serve a nulla. Se ci sarà la necessità cercheremo di inserire elementi consoni al progetto".

Stellone ha fallito perché troppo buono?
"Non lo so. Posso parlare per me: ci sono regole ferree da rispettare. Amo scherzare, ma quando si lavora ci deve essere silenzio, dobbiamo evitare distrazioni. Al tempo stesso non voglio che i ragazzi si sentano in carcere. Ci vuole equilibrio. Ad esempio, negli spogliatoi c'è spesso una radio, il volume a seconda della situazione cambia. Più alto quando si vince, basso quando le cose non vanno bene. Per me il volume deve essere sempre lo stesso, in modo che si possa parlare e ascoltare la musica. Una metafora per definire l'equilibrio che ci vuole. Se devo dire cose non uso intermediari ma me ne occupo direttamente io. Mi sono sempre trovato bene così. Non puoi stare simpatico a tutti, ma è il lavoro. Qui tutti rappresentiamo il Bari, ci vuole rispetto".

Le squadre a cui è più legato?
"A Bergamo ho allenato 7 anni, da bambino tifavo Roma per questioni geografiche. Sicuramente l'Atalanta rappresenta la fetta più importante della mia carriera da allenatore. Ho un rapporto speciale con la proprietà e con i tifosi".

Quali sono le condizioni di Monachello?
"Ha un problema di pubalgia, stiamo cercando di trovare la soluzione, anche con lo staff dell'Atalanta. L'infortunio ha dei tempi che vanno rispettati".

Con lei vedremo i giocatori nei propri ruoli e con i loro compiti?
"Una buona fase di non possesso prevede l'aiuto dell'attaccante. Il centravanti aiuta, ma non dà una grossisima mano in assoluto. Ci vuole un discorso di squarda. Maniero deve fare il centravanti, ma a seconda delle situazioni è possibile anche che si abbassi. C'è da soffrire".

Cosa la ha spinta ad accettare la sfida?
"Bari è una bella sfida, non ho guardato alla categoria. E' una piazza affascinante, ho 7 mesi, non ci sono discorsi economici. Si cerca di fare il possibile per raggiungere l'obiettivo. Se ci sarà volontà reciproca, si può andare avanti insieme". 

Quanto ci vorrà per vedere il Bari di Colantuono?
"Spero poco. Mi auguro succeda il prima possibile. Voglio vedere risposte almeno caratteriali già dalla partita con lo Spezia. C'è da cambiare atteggiamento"

Sotto l'aspetto atletico, come ha trovato i giocatori?
"Questa settimana li abbiamo testati, ho fatto due doppie sedute. Non è stato punitivo, dovevamo vederli bene col preparatore. Credo che il discorso fuori casa sia di testa, non atletico. Le gambe si imballano se la testa non gira. Non c'è una ricetta fissa, ognuno percorre la propria strada".

Armenise e Loseto?
"Li conosco da anni, sono sicuro che saranno degli ottimi collaboratori" 

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