Allettato e in ossigenoterapia, l'odissea di un 85enne per il vaccino: "Abbiamo pagato un'ambulanza per portarlo in Fiera"
La famiglia dell'anziano del quartiere San Paolo di Bari racconta la disavventura per riuscire a fargli somministrare le dosi Pfizer: "Abbiamo fatto decine di chiamate ad Asl e Regione, è stata l'unica soluzione che ci hanno dato"
“Vorrei che si rendessero conto che le cose non stanno funzionando bene purtroppo non credo che siamo gli unici”. Rosa De Tullio assiste assieme al marito il padre Rocco. Ha quasi 86 anni, non deambula, è cardiopatico e ha bisogno di ossigeno e catetere. Aveva avuto come data indicativa per la prima dose di vaccino domiciliare il 22 marzo scorso, ma la figlia racconta che pria e dopo quella data non hanno avuto alcuna notizia in merito. Così, trascorsa la data indicata “il 6 aprile, con tutte le difficoltà del caso, siamo riusciti a portare mio padre con la sedia a rotelle nel centro vaccinale per ricevere la prima dose Pfizer. Oggi 29 aprile doveva assolutamente, per non perdere l’efficacia, ricevere la seconda somministrazione. Ma abbiamo scoperto che il centro vaccinale del San Paolo è chiuso da almeno tre giorni. Era la soluzione più comoda perché abitiamo difronte, a circa 100 metri”.
Di qui la trafila tra siti web, innumerevoli chiamate ai numeri verdi della Regione e dell’Asl, fino all’estremo tentativo con i carabinieri. L’unica soluzione prospettata però, è stata quella di portare l’anziano signore all’hub della Fiera del Levante. “Abbiamo dovuto chiamare a nostre spese un’ambulanza privata per poterlo trasportare in sicurezza fino al centro vaccinale. Non c’era altra soluzione. Il disagio è stato enorme, per vestirlo e prepararlo, è di fatto allettato e rimane sempre in casa”.
Il problema si è creato anche per informazioni contraddittorie tra medico di famiglia e Asl. “Il dottore – racconta ancora la donna - ci ha detto che siccome avevamo già usufruito della prima somministrazione nel centro vaccinale, lui non sarebbe potuto intervenire per la seconda. Dagli uffici Asl, invece, ci hanno detto di sì, che l’avrebbe potuto fare”. Non solo. Ora il problema riguarda anche lei e il marito. Entrambi assistono l’uomo e avrebbero in teoria diritto al vaccino. “Mio marito – spiega ancora – è cardiopatico e ha 66 anni. Io 59. Abbiamo le prenotazioni per maggio, che sono state riprogrammate, ma nessuna prelazione”.