L'orto al San Paolo è sociale: migranti, ragazzi e anziani assieme per produrre ortaggi con la Casa delle culture
Aperto a tutta la cittadinanza, con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema della sostenibilità ambientale trasmettendo conoscenze specifiche di permacultura, parte sabato 19 febbraio
L’obiettivo è unire persone diverse, per provenienza ed età, attorno a un bene comune. L’idea è quella di farlo attraverso l’attività primaria dell’uomo, l’agricoltura, trapiantata all’interno del contesto urbano e praticata con le tecniche rigenerative della permacultura. Nasce così il laboratorio di Orto sociale all’interno della Casa delle Culture Città di Bari nel quartiere San Paolo. Un’esperienza aperta sia agli ospiti della struttura, giovani migranti, che ai residenti baresi del rione. Il laboratorio è promosso dal Centro polifunzionale Casa delle Culture dell'assessorato al Welfare del Comune gestito dalla cooperativa sociale Medtraining, in collaborazione con la cooperativa San Giovanni di Dio. Presentato sabato 19 febbraio, coinvolgerà da subito alcuni ragazzi e residenti per un massimo di dieci persone che si potranno inscrivere gratuitamente e vivere questa esperienza per almeno un anno. Si partirà con la preparazione del terreno per le semine di stagione, come piselli e fave, per poi più in là preparare vasetti dove far nascere le piantine di pomodori, peperoni, melanzane, insalata e tutti gli ortaggi che i partecipanti vorranno cogliere per essere destinati all’autoconsumo. Accanto agli ortaggi ci saranno anche le piante officinali e le spezie. Progetto inizia sabato.
“L’orto – spiega il curatore Roberto Berardi, specializzato nella permacultura, progettista per la rigenerazione e agroforestazione dei terreni, già impegnato in passato in esperienze di agricoltura rigenerativa e ortoterapia per bambini e persone disabili – ci darà la possibilità di stare assieme e imparare tecniche che possono essere utili nella vita. La scelta di ciò che andremo a seminare sarà delle persone coinvolte. Ci saranno anche le piante officinali e magari le spezie dei paesi di origine di alcuni dei ragazzi della Casa delle culture. Ci saranno quindi attività, spazi e obiettivi comuni che uniranno i protagonisti di questa esperienza”. Non solo, perché un occhio di riguardo sarà dato anche alla tecnica in vaso che, grazie al supporto di cassoni, dà la possibilità di praticare l’agricoltura anche alle persone più anziane o con problemi di mobilità.
“L’obiettivo con i ragazzi migranti è far apprendere un lavoro in campagna o per un vivaio, perché in giro c’è molta richiesta. Queste tecniche innovative che si allontanano da agricoltura tradizionale, possono dare uno sbocco lavorativo. Produrre cibo e spezie appartenenti alla loro cultura li potrà spingere a curare il posto giornalmente. Ci sono a disposizione all’incirca 300 metri quadrati, tutto intorno alla struttura. I cassoni rialzati permettono anche di fa fare attività con disabili, con i vasi sollevati 60/70 centimetri è possibile curarli anche da seduti. Queste sono esperienze che aiutano a unire, anche persone con problematiche, lo abbiamo testato. E poi la campagna fa bene, fa fare gruppo anche nei casi particolari, speriamo di coinvolgere un po’ di ragazzi del quartiere”.
Auspicio che si pone anche Emanuele Marinelli, referente della Casa delle Culture, tra i promotori del progetto. “L’dea – spiega – è quella di non settorializzare ma aprirsi alla cittadinanza. Vogliamo essere un punto di incontro tra persone italiane, straniere e anziani. Per questo delle 10 persone coinvolte, numero limitato per ragioni legate alla pandemia Covid, solo una piccola quota è riservata agli ospiti del centro. In un anno ci saranno due cicli di semina e la piantumazione nei vasi potrà far comprendere che è possibile metter su un piccolo orto anche sul balcone della propria casa”.
L’Orto sociale è uno dei tanti progetti pronti a partire con la Casa delle Culture. I 25 ragazzi ospiti sono infatti impegnati anche un laboratori di cucina, artigianato e teatro. “Presto – racconta ancora Marinelli - partirà il laboratorio di produzione di manufatti, per apprendere a realizzare oggetti potenzialmente anche appetibili sul mercato. Iniziamo con le bambole dell’Unicef, le Pigotte. Saranno vendute e l’intero ricavato andrà all’organizzazione internazionale. Ci sarà anche il secondo ciclo del laboratorio di cucina e mensa etnica, col quale stiamo coinvolgendo anche attività di ristorazione. In più inizierà il laboratorio teatrale per otto ragazzi”.