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Bari che non va in vacanza, il centro Andromeda offre un letto ai senzatetto: "Non chiudiamo mai per chi ha bisogno"

“La terra degli ultimi”, la definisce Grazia Lomonaco, referente del dormitorio di corso De Gasperi, per conto della cooperativa Caps. Un porto sicuro in grado di accogliere 44 persone che non hanno dimora e un luogo dove lavarsi

Nella Bari che non va in vacanza c’è un servizio essenziale sempre attivo per i più bisognosi. “La terra degli ultimi” è definito da Grazia Lomonaco, referente del dormitorio Andromeda di corso Alcide De Gasperi, per conto della cooperativa Caps. Un porto sicuro in grado di accogliere con 44 posti letto persone che non hanno un tetto dove dormire, dalle 20 alle 7 del giorno seguente. Sette posti sono a disposizione delle emergenze. A ciò si aggiungono i servizi igienici, le docce e la prima colazione.

“In questo periodo siamo al completo – spiega Lomonaco – e stiamo affrontando al meglio l’emergenza caldo, complicata per tutti. Gli ospiti, che in principio possono trovare dimora per tre mesi, rinnovabili fino a un massimo di nove, tendono a rientrare il prima possibile nella struttura proprio per il disagio dovute alle alte temperature. Il nostro servizio come sempre è coordinato  seguendo gran parte degli ospiti attraverso la rete dei servizi Caps, Area 51 e l’Unità di strada, così come è avvenuto durante il lockdown dello scorso anno, quando su decisione dell’assessorato  comunale ai Servizi sociali siamo rimasti aperti 24 ore su 24 in funzione dell’emergenza”. Un‘azione che, assieme alla successiva di accompagnamento nei percorsi sanitari e ai vaccini, ha permesso che la situazione contagi Covid fosse sotto controllo. Questo grazie ai nove operatori impegnati nel centro Andromeda, tra cui cinque operatori socio sanitari, un addetto ai servizi, uno alla logistica e alla manutenzione, e un assistente sociale.

“Quest’ultima figura è fondamentale – aggiunge Lomonaco – perché pur essendo un dormitorio il centro fornisce assistenza e supporto, si pensi alle tante persone, soprattutto di origine straniera, che non hanno tessera sanitaria, o a quelle che necessitano di prenotare una visita medica o avere un contatto col centro di salute mentale col quale lavoriamo a stretto contatto”. Gli ospiti in questo periodo sono all’incirca la metà migranti e una metà italiani. Al centro del lavoro che non cambia nei giorni di agosto, l’umanità, storie difficili e anche soddisfazioni. “Ricordo con piacere una ragazza molto bella – racconta Lomonaco - arrivata qui tempo fa attraverso l’unità di strada, grazie al servizio di pronto intervento sociale. Aveva alle spalle una situazione pesante, con dei vissuti traumatici. Rifiutava aiuto e accoglienza, faceva fatica a seguire anche le regole minime per l’igiene personale perché chiusa in se stessa. Dopo giorni siamo riusciti a stabilire una relazione e a distanza di un mese dal suo arrivo era un’altra persona, grazie al lavoro corale con il centro di salute mentale. In strada era in pericolo, ora però si è trasferita in un altro centro di accoglienza per seguire un altro percorso. Prima di andar via – conclude - ci ha voluto ringraziare tutti. Ne siamo stati felici”.

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