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La Pasqua con la famiglia 'raddoppiata' di Laura e Giovanni: accolti mamma, tre bimbi e bisnonna dall'Ucraina

Una famiglia barese che vive a Cassano ospita Karyna, i suoi tre figli e la nonna fuggiti dalla guerra, arrivati grazie ai volontari dell'Avis e di altre associazioni: "Da 5 siamo diventati 10 e siamo felici"

Comunicano con gli sguardi, i gesti e i traduttori online. Condividono casa, momenti di confronto e conviviali. “Per queste feste pasquali eravamo pronti ad apparecchiare un tavolo per cinque, ma ora ci toccherà farlo per dieci. E ne siamo felici”. Laura e Giovanni sono baresi, lavorano a Bari e vivono a Cassano delle Murge, con i loro bimbi di 3 e 5 anni, Daniele e Alessio, e il nonno Vito, che di anni ne ha 84. La loro vita scorre lieta e serena, ma lo è ancor di più da qualche giorno, se pur si sia movimentata, quando la famiglia si è allargata. Dall’Ucraina, e più precisamente dalla martoriata regione del Donbass, sono arrivati grazie alla collaborazione dell’Avis di Bitonto e Molfetta e altre associazioni: mamma, tre bimbi e la loro bisnonna. Sono Karyna, di 32 anni, i suoi figli Roman di 9, Dmytro di 5, Mykyta di 2, e sua nonna, Lubov, di 72. Non parlano italiano. Conoscono poco l’inglese e ancor meno i caratteri latini. Ma fuggiti dagli orrori della guerra, dove hanno lasciato i loro parenti uomini, hanno incontrato braccia aperte e accoglienza. E anche tanta solidarietà. “Come è accaduto oggi - racconta Giovanni - quando sono voluti uscire nel quartiere Libertà a Bari, dove alloggiano i primi giorni ospiti a casa di mio padre, rimasta libera. Sono andati un piccolo supermercato per comprare il pane e sono tornati anche con due colombe. Quando hanno capito che erano ucraini in fuga dalla guerra gliele hanno regalate. A Bari la solidarietà non manca”. E non manca neanche tra i conoscenti di Laura e Giovanni, una piccola rete solidale che ha allargato ancor di più la famiglia in una piccola comunità.

“Ci eravamo resi disponibili all’ospitalità– racconta ancora Giovanni –, ma avevamo chiesto che ci fossero bambini coetanei dei nostri. Così ci siamo ritrovati cinque persone, tre bimbi, mamma e nonna. Bello davvero. Io lavoro come operaio e la mia compagna è educatrice perciò spesso tutto il giorno siamo fuori di casa. In tanti si sono offerti di aiutarci con dei soldi, ma abbiamo risposto che serviva più un aiuto concreto. E così si è messa in moto la piccola macchina solidale”.

È intervenuta così una signora di origini ucraine che a Bari lavora come badante e si è offerta di fare da traduttrice, il vicino di casa di nonno Vito, priva di linea per connettersi, che ha messo a diposizione la rete wifi per navigare su internet e comunicare con i parenti lontani e chi ha procurato un frigorifero utile ad avere spazio per le cose da mangiare da aggiungere alla grande famiglia allargata.

“Avevo chiesto un passeggino per il piccolo – sorride ancora Giovanni – me ne sono arrivati due. Ma la rete solidale, al di là di quella istituzionale, funziona ancora meglio se si pensa che c’è chi si è offerto di seguirli durante il tempo della giornata nel quale non ci siamo. O se si pensa al medico vicino di casa a Cassano che si è reso disponibile per visitarli e per ogni evenienza, o la pediatra dei nostri bimbi che ha subito detto quando vogliono posso visitare i piccoli appena arrivati”.

Laura e Giovanni descrivono la loro commozione, quando la prima sera hanno visto i piccoli spazzolini dei bimbi appoggiati su mobile del loro bagno. “Ci hanno reso l’immagine di ciò che è accaduto a questi piccoli e ai loro parenti, catapultati di colpo da una vita normale, come potrebbe essere la nostra e quella dei nostri figli, al dramma”. Il frigorifero, intanto, come altre piccole accortezze, serviranno a ospitare i cinque nella propria casa di Cassano. “La stiamo preparando – spiega ancora Giovanni – ci manca qualche piccolo accorgimento, ma per questa Pasqua ci saremo, tutti insieme. Anche perché non sappiamo fin quando dovremo ospitarli, sarà un tempo purtroppo per loro indefinito. Riteniamo importante che anche i nostri figli imparino a condividere le loro cose. Con la speranza di poter regalare loro un minimo di serenità perduta”.

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