Eva, 15enne ucraina in fuga dalla guerra, ora racconta la sua storia ai ragazzi della scuola media Carducci
La studentessa quindicenne è arrivata a Bari con la madre Ludmilla con la quale sono ospiti di una famiglia barese. In queste settimane incontra gli alunni delle terze dell'istituto: "Un'esperienza unica"
Eva ha 15 anni e una famiglia allargata che l’ha accolta a Bari. Alle spalle si è lasciata le sirene che annunciano i bombardamenti su Kiev. E nella sua città ha lasciato anche il papà, Sergey, costretto a rimanere entro i confini ucraini perché potrebbe essere richiamato a combattere contro l’avanzata dell’esercito russo. Nella sua momentanea vita barese, la ragazza fuggita con la mamma Ludmilla a casa dell’amica Yuliya e del marito Antonello Ladisa, assieme ai parenti di questi ultimi, è costretta a crescere in fretta e a seguire le lezioni a distanza, via web, con i suoi professori. Ma è anche piacevole protagonista di incontri con i ragazzi delle terze della scuola media Carducci, la stessa frequentata da Daria, una delle figlie di Ladisa. Grazie all’idea della professoressa di lettere, Mariagrazia Fusaro, e della dirigente, Teresa Mondelli, Eva ha la possibilità di raccontare la sua vita prima della guerra, il modo col quale si è vista catapultata in un lasso di tempo brevissimo, dalle lezioni a scuola, gli allenamenti di basket e le uscite con gli amici, alla fuga, alla separazione degli affetti alla paura e all’abbraccio nella nuova casa.
“Eva è apparsa riservata – racconta la professoressa Fusaro – ma allo stesso tempo in grado di trasmettere informazioni sul suo mondo che hanno scatenato la curiosità e l’empatia dei ragazzi delle terze classi finora incontrare. L’idea è quella di completare un ciclo di otto incontri, uno per classe, che magari possa portare ad alcuni lavori dei ragazzi. C’è chi ha già pensato di inserire la questione Ucraina e l’esperienza con Eva in classe nell’esame per la licenza media, e chi semplicemente ha di sua sponte iniziato a cercare informazioni e approfondire la questione. Tutti, poi, hanno accarezzato il valore e il significato della parola pace”. Lo sport, le modalità delle lezioni, la vita con gli amici, la musica, i cantanti preferiti in comune, sono i punti di contatto tra ragazzi se pur di poco più piccoli e l’adolescente.
“Eva non ha fatto molte domande, ma un po’ alla volta si è sciolta, ha cominciato ad aprirsi - racconta ancora la docente - e ha spiegato, in russo, perché l’ucraino lo si studia solo a scuola, come pochi giorni fa fosse a scuola con i suoi amici, che trascorrevo il tempo come altri ragazzi, di una città attiva e con persone serene. I giovani sono promotori della lingua nazionale e lei lo sottolinea. Al momento dello scoppio della guerra si trovava in vacanza in montagna. È fuggita i primi giorni con la madre Ludmilla, ma la descrizione dei suoni delle sirene sono rimasti impressi anche ai ragazzi delle terze che l’hanno incontrata”. L’idea della dirigente è quella di far realizzare assieme dei laboratori, e assieme all’insegnate anche quella di fare qualcosa di simile a un diario di bordo, ma Eva deve studiare e i suoi tempi sono stretti.
“Questo incontro – conclude la professoressa Fusaro –, grazie anche a Daria che ci ha fatto da mediatrice, è comunque un’occasione per tutti, quella di affrontare i temi della guerra, della pace e dei profughi. Il 28 marzo abbiamo grazie a un progetto di lettura con ospite l‘autore Alberto Pellai, che ha scritto libri su Lampedusa. Un altro importante momento di crescita per tutti”.