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Martedì, 23 Aprile 2024
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Dai precari dei supermercati agli informatici a rischio licenziamento: migliaia in piazza Libertà per lo sciopero generale

La manifestazione a Bari, tra le cinque città teatro dell'organizzazione di Cgil e Uil, ha visto la partecipazione di lavoratori, giovani, precari e pensionati anche da Basilicata, Molise e Calabria

È lo sciopero di Francesca, programmatrice iscritta alla Fiom che rivendica con la Dxc un pari salario per le donne, assieme alle Informatiche Metalmeccaniche baresi. Quello di Elena e Tania, iscritte Uiltucs, che ricordano il precariato dilagante nella grande distribuzione, come nei 21 punti vendita dell’Eurospin per cui lavorano, dove i contratti a termine rappresentano all’incirca il 20 per cento del totale. Quello di Alessandro, impiegato nelle cucine di una nota struttura ricettiva che ha rinunciato alla paga giornaliera pur di esserci, per i diritti di tutti. E ancora lo sciopero degli insegnanti e del personale Ata della scuola, delle guardie giurate e degli operai che arrivano dalle altre province della Puglia, dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, dai cassintegrati della Leonardo di Grottaglie a quelli dell’Ilva di Taranto.

Qualche migliaio di manifestanti ha gremito piazza Prefettura, una delle cinque nazionali nelle quali Cgil e Uil hanno organizzato la loro mobilitazione per lo sciopero generale Insieme per la giustizia. Bandiere e striscioni hanno colorato il centro del capoluogo pugliese, gremito anche di giovani, migranti, pensionati e da vertenze su tutti i fronti. Lo sciopero è contro la manovra finanziaria del governo guidato da Mario Draghi ma raccoglie decine di istanze territoriali, portate sul palco dagli interventi, tra gli altri, di Maurizio Annoscia (Uiltucs), Elisabetta Romito (Cgil Nidil) e Luigi Bennardi (Uilm Grottaglie).

Sciopero generale 16 dicembre: la manifestazione in piazza a Bari

In piazza i lavoratori dei centri commerciali, quelli che non si sono mai fermati durante la pandemia, quando il Paese era chiuso. “Siamo qui per la nostra dignità – spiegano Elena e Tania – ma soprattutto per quella dei tanti nostri colleghi che non hanno un contratto stabile e che si ritroveranno pochi euro di aumento in busta paga con questa manovra finanziaria”. Poi, sul palco, la parola è passata ai segretari nazionali di Cgil e Uil, Gianna Fracassi e Domenico Proietti. La prima ha criticato “un accordo sul fisco che dà pochissimo ai redditi bassi e medio-bassi” e si è detto stupito “che il Governo si stupisca dello sciopero: siamo in piazza per questioni molto concrete che si chiamano fisco, contrasto alla precarietà, pensioni, crisi industriali”. Fracassi ha ricordato quanto detto dal segretario Cgil Maurizio Landini sullo stesso palco, sabato 11 dicembre: “Il Mezzogiorno che è scomparso dall’agenda politica”. Proietti ha invece sottolineato come “la ripresa produce occupazione ancora una volta flessibile e instabile e la riforma fiscale è solo un aggiustamento delle aliquote che concentra sette miliardi nella fascia di reddito tra 40 e 50 mila euro, ma l’85 per cento dei lavoratori e dei pensionati sono sotto la soglia dei 35mila euro”.

“Siamo lavoratori e lavoratrici altamente qualificati – ha sottolineato a gran voce Elisabetta Romito, delegata navigator del Nidil Cgil – selezionati con un bando a evidenza pubblica, ma non siamo considerati tali, nonostante il nostro impegno a supporto dei centri per l’impiego e nell’accompagnare nel percorso i percettori del Reddito di cittadinanza”. “Lavorare con un contratto a termine – ha poco prima evidenziato dal palco Cristina Ferrara, delegata Slc Basilicata settore Tlc - vuol dire trovarci dall’oggi al domani senza neanche la scrivania su cui svolgiamo le mansioni, perché il lavoro non c’è più. Significherà non avere una pensione”.

(Foto Cgil Puglia)

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