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Amianto, l'appello del Comitato Fibronit e dei familiari delle vittime: "Un centro per aiutare chi è a rischio"

Mentre si conclude la bonifica dell'ex 'fabbrica della morte', le due associazioni rilanciano la necessità di istituire una 'task force' per supportare chi è stato esposto a rischio di contaminazione: "Chi si ammala è costretto ad andar via"

Della Fibronit, la 'fabbrica della morte' che ha segnato la storia della città e di tante famiglie che hanno visto i propri cari ammalarsi a causa dell'amianto, ormai non resta più nulla. Nelle scorse settimane, anche gli ultimi capannoni sono stati abbattuti. Una vittoria per tutta la comunità, che però non deve far dimenticare quanto ancora resta da fare nella lotta all'amianto. A rilanciare il tema è il Comitato cittadino Fibronit, che, insieme all'Associazione Familiari Vittime Amianto di Bari, per anni si è battuto per ottenere la bonifica definitiva dell'area e  torna a chiedere a Regione e Comune l'istituzione di una 'task force' per monitorare e supportare chi ancora oggi continua ad ammalarsi a causa dell'amianto. Una proposta già lanciata in passato, ma finora rimasta inascoltata.

"In città nessun centro, chi si ammala è costretto ad andar via"

"Nella nostra città i nuovi casi di mesotelioma pleurico sono ancora frequenti - spiega Nicola Brescia del 'Comitato cittadino Fibronit' - ma il problema è che quando questo accade, malgrado la storia che ormai accompagna la nostra città, qui non c'è un centro in grado di assistere queste persone, anche dal punto di vista terapeutico". E così non resta altro che andare fuori, rendendo la situazione ancora più difficle, "tra il macigno che cade addosso quando arriva la diagnosi e il fatto di doversi sobbarcare di tutto ciò che lo spostamento comporta". "Non dobbiamo sottovalutare l'aspetto legato all'esposizione alle fibre - è il messaggio lanciato dal Comitato - perché ognuno di noi potrebbe esserne coinvolto in futuro". Da qui la richiesta, rivolta in prima battuta alla Regione e poi al Comune di Bari, di istituire una task force che possa seguire quelle persone che nel tempo sono state esposte alla contaminazione da amianto e che sono quindi potenzialmente a rischio, anche perchè - ricorda Brescia - sebbene non esista ancora una cura efficace per il mesotelioma, la diagnosi precoce può fare la differenza. "La platea senso è molto ampia - dice Brescia - pensiamo ai tanti operai che hanno lavorato a contatto con l'amianto. A Bari c'erano dei centri in grado di monitorare questi ex esposti a rischio, ma oggi non ci sono più. Noi abbiamo più volte fatto questa richiesta, e abbiamo anche dei professionisti pronti a mettersi a disposizione".

I nuovi casi e l'impegno dell'Associazione Familiari Vittime Amianto

In mancanza di un centro a cui rivolgersi, a supportare chi oggi ancora si ammala di mesotelioma è, insieme al comitato, soprattutto l'Associazione Familiari Vittime Amianto di Bari. Proprio nei giorni scorsi, alcuni parenti, insieme ai rappresentanti del Comitato Cittadino Fibronit, hanno potuto visitare l'area dell'ex Fibronit. "Agiscono in silenzio - racconta Brescia - ma lavorano sodo per cercare di alleviare un po' la pena di queste persone. Oggi, da quello che risulta all'associazione, in città ci sono almeno quattro casi in corso. Ma questi sono solo i malati che si sono rivolti all'associazione, ma di certo potrebbero esserci casi di cui non sappiamo. Anche per questo - conclude Brescia - è necessario attivarsi per creare un centro di riferimento per i soggetti a rischio".
 

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