"Io, commesso a rischio tra gli scaffali con centinaia di persone, dico: chiudete i centri commerciali nei festivi"
Francesco Ronzullo ha 47 anni e lavora a Bari per una grande catena di supermercati . I sindacati chiedono che i centri commerciali restino chiusi per il 25 aprile e l'1 maggio. “Non siamo vaccinati, abbiamo paura, i contagi aumenteranno"
“La nostra è un’esperienza dura, si torna a casa con la paura di contagiare figli e parenti, eppure non ci siamo mai fermati”. C’è una categoria che più di molte altre andrebbe tutelata. È quella dei dipendenti delle grandi catene commerciali, commessi e cassieri, che hanno garantito e garantiscono durante la pandemia un servizio essenziale con le aperture. Francesco Ronzullo è tra questi. Ha 47 anni e lavora a Bari per una grande catena di supermercati da quando ne aveva 16. I sindacati Cgil, Cisl e Uil chiedono che i grandi centri commerciali restino chiusi per il 25 aprile e il primo maggio. “Considerato il perdurare dell’emergenza sanitaria nella nostra Regione – scrivono al governatore Michele Emiliano chiedendo che gli esercizi commerciali rimangano chiusi - e l’alto rischio di contagio nonostante le restrizioni disposte dal Governo e l’impegno delle Istituzioni locali sul contingentamento e sul piano vaccinale, ritenendo che, in questi mesi di pandemia, il contributo dei lavoratori e delle lavoratrici della distribuzione organizzata e della grande distribuzione sia stato indispensabile e lodevole sia per impegno che per senso di responsabilità nei confronti di tutta la comunità”.
“Il nostro timore – spiega Ronzullo – è che in questo momento l’apertura possa determinare un grande afflusso nei grandi centri commerciali, con circolazione di persone e assembramenti, rappresentando un pericolo per noi lavoratori e per la diffusione della pandemia. I contagi potrebbero tornare a risalire a distanza di settimane e farci tornare nel baratro di questi mesi”. Il dipendente di una catena della grande distribuzione sottolinea: “Finché non avremo grandi numeri sulla vaccinazione di massa bisogna continuare a spiegare alla gente che è necessario seguire i protocolli, indossare le mascherine, mantenere le distanze, evitare gli assembramenti. Ma un’apertura in quei giorni sarebbe un segnale contrario che rischia di inficiare gli sforzi fatti finora da tutti e la stagione estiva, con l’apertura di tutte le altre attività”.
Il commesso, dall’alto della sua lunga esperienza, racconta come sia difficile in famiglia affrontare questa situazione. “Anche mia moglie lavora per una catena di supermercati e da oltre un anno quando torniamo a casa abbiamo paura. Ogni giorno dobbiamo discutere con persone che non rispettano le norme e mettono a rischio la nostra incolumità e quella dei nostri cari. Gente che non rispetta le distanze, gente che non indossa la mascherina o che la indossa male, sotto il naso o addirittura sotto il mento. Altri che se la tolgono per parlare al telefono. Siamo sempre a rischio”.
Per questo auspica che siano precluse le aperture nei due giorni festivi. “Non è che non abbiamo voglia di lavorare – sottolinea- lo facciamo da oltre un anno senza mai fermarci. Ma lo vorremmo fare in sicurezza. Intanto la campagna vaccinale vedrà il nostro turno chissà quando, mentre siamo tra i primi a fronteggiare l’aumento dei contagi, perché da quando hanno chiuso le altre attività, chi esce per comprare viene nei centri commerciali, è qui che si riversa la maggior parte delle persone, se pur nei limiti che si dovrebbero far rispettare all’interno dei locali. Dal 26 torneranno anche le scuole in presenza. I contagi - conclude - devono invece calare, come il numero dei morti”.