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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Furbetti dei vaccini, il padre di un ragazzo autistico in passato malato di leucemia: "Vergogna, mio figlio ancora attende"

Gianni Perilli, impiegato delle Ferrovie dello Stato a Bari si rivolge all’assessore regionale alla Salute Pier Luigi Lopalco: "Non capisco perché ci siano categorie che lavorano da casa e pretendono di essere vaccinate prima degli altri"

“Assessore Pier Luigi Lopalco, mio figlio è autistico, ha superato una leucemia e non ha mai interrotto l'attività scolastica in presenza quest'anno.  Nel frattempo, vacciniamo tutti quelli che sinora in Regione hanno potuto fare smartworking, vero? Vergogna”. Gianni Perilli ha 54 anni ed è impiegato delle Ferrovie dello Stato a Bari. Suo figlio Giuseppe di anni ne ha 18 ed è, come racconta nel messaggio social inviato all’assessore regionale alla Salute, affetto da forma acuta di autismo, oltre che appena uscito da dieci anni di terapie e controlli a causa di una leucemia. Il suo sfogo arriva nei giorni in cui imperversa la polemica innescata dalla denuncia del segretario Pd Marco Lacarra sui furbetti fuori elenco dei vaccini e nelle ore in cui sono emersi altri casi di persone che hanno ricevuto il vaccino antiCovid pur non essendo soggetti vulnerabili. Come il direttore dell’agenzia regionale Asset Elio Sannicandro e i suoi impiegati, impegnati nel coadiuvare strutture sanitarie.

“Noi genitori non siamo mai stati contattati nemmeno per un tampone – spiega Perilli-, e adesso non sappiamo se e quando arriverà il vaccino.  Eppure mio figlio, iscritto al quarto anno del liceo linguistico Giulio Cesare, non ha mai interrotto la presenza a scuola, a stretto contatto con l’insegnante di sostegno. Inoltre, per sei ore a settimana è seguito da un assistente fornito dai servizi sociali del Comune. Nonostante ciò vedo gran parte di queste persone appartenenti alle categorie più disparate, dai magistrati agli avvocati a impiegati che non lavorano in condizioni a rischio, che rivendicano il fatto di dover essere vaccinati. Gente che lavora in realtà da casa, neanche in ufficio, col telelavoro”. Perilli racconta delle difficoltà vissute durante la chiusura totale dello scorso anno, della necessità di assistenza del figlio Giuseppe 24 ore al giorno.

“Lo scorso anno – racconta - abbiamo potuto usufruire della proroga della legge 104, negli ultimi mesi, invece, sono dovuto tornare in servizio. Per questo non vedo per quale motivo sia stata data la precedenza al dipendente pubblico e non a persone fragili. Chi ha in gestione la salute pubblica deve seguire le priorità in base alle linee guida del Governo, non ci deve essere localmente un criterio differente, adattati secondo presunte esigenze contingenti locali non meglio specificate”.La situazione della famiglia che ha la necessità di far fronte alle esigenze di assistenza di un ragazzo che comunque grazie ai servizi scolastici sta riuscendo a portare avanti il suo percorso è molto complicata. Le sei ore a settimana garantite dalla figura del caregiver non sono sufficienti, per questo attende l’attivazione del servizio del bando Pro.vi (Progetto vita indipendente) della Regione.

“Siamo in questa condizione difficile da marzo – spiega - non ho mai avuto il tampone e faccio una vita casa e ufficio, non altro, per paura dei contagiarmi e diffondere il virus a mio figlio. Mia moglie non vede la mamma 94enne da un anno” Per questo il signor Perilli si rivolge ai vertici regionali: “Tenete più in considerazione nelle decisioni la partecipazione dei soggetti, delle famiglie direttamente interessate alle questioni, visto che si parla tanto di politiche partecipative. Così è possibile davvero far presenti le necessità concrete di chi ha bisogno”.

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